"Mi hanno massacrato, ho rischiato la vita"

Il racconto del 48enne pestato vicino piazza del Papa: "Mi hanno tolto il cellulare e riempito la faccia di pugni, erano tutti di Ancona"

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di Alberto Bignami

"L’unica mia colpa, se così vogliamo dire, è stata quella di intervenire mentre in via Bonda ho sentito dei ragazzi che urlavano perché volevano rubare la bicicletta ad un’altra persona. Ero proprio nelle vicinanze e non potevo rimanere indifferente. Poi, vedendo che quelli che volevano portare via la bici erano dei ragazzini che sì e no arrivavano a 20 anni, ho pensato che sarebbe bastato un: ’Ragazzi, chiamo la polizia. Restituite la bicicletta’. Così ho fatto, immaginando che questa ’minaccia’ sarebbe bastata per mettere fine alla vicenda. Invece, più tardi, sono stato picchiato da almeno dieci o più persone tutte insieme". A parlare è il 48enne pestato da una baby gang domenica notte, intorno alle 23.30 in via Matteotti. "I ragazzi – riprende – mi hanno invece risposto che se la sarebbero portata a casa, iniziando poi ad insultarmi. Uno in particolare – prosegue – mi ha detto: ’Io ti squarcio, io ti ammazzo’ mentre un altro si vantava: ’Sono già stato in galera, non sarebbe la prima volta’. La bicicletta però l’avevano lasciata e io ho proseguito verso un locale in piazza del Papa dove mi attendevano un amico ed un’amica. Mentre ero seduto, loro sono passati poco dopo e mi è venuto d’istinto guardarli come loro hanno guardato me". La serata prosegue e l’episodio sembrava essere ormai una storia vecchia. Nessuno avrebbe pensato invece che per la baby gang i conti non erano affatto sistemati. "Quando la coppia che era con me si è avviata verso casa – continua –, ho deciso di seguirli, dato che per raggiungere la macchina avremmo fatto la stessa strada. Risalendo piazza del Plebiscito per raggiungere via Matteotti, ho incontrato quei ragazzi che facevano gruppo all’altezza della statua del Papa. Appena mi hanno visto, hanno cominciato nuovamente a insultarmi ma io ho proseguito e pensavo solo a tornare a casa. Arrivato all’altezza dell’Arco di Carola, mi sono trovato di fronte un ragazzo di colore che mi ha detto: ’Dove pensi di andare? Cos’hai fatto agli amici miei?’" A questo punto il 48enne lo ignora e prosegue per la propria strada finché non viene raggiunto da tutta la banda. Messo alle strette nel trovarsi la gang di fronte, "ho chiamato il 112 ma il cellulare mi è stato strappato di mano, i ragazzi l’hanno lanciato una ventina di metri più avanti, in strada. Sono andato a recuperarlo per chiamare le forze dell’ordine ma questi mi hanno raggiunto e hanno iniziato a picchiarmi tutti insieme direttamente in faccia. Ho rischiato veramente la pelle". Setto nasale fratturato, tumefazioni varie al viso e al corpo per un totale di 30 giorni di prognosi. Ad aiutare la vittima non c’era nessuno. "La coppia che era con me poteva solo richiamare il 112. Nel frattempo avevano però visto come uno di questi ragazzetti avesse tirato fuori pure un coltello. Io ovviamente non riuscivo a vedere nulla perché erano pugni su pugni. Ho cercato di difendermi ma erano certamente in 10, anche di più, tutti contro di me". Il pestaggio dura una manciata di minuti "che in quei momenti sembrano ore". La baby gang è poi fuggita sapendo che di lì a poco sarebbe arrivata la polizia. I ragazzini "tutti di non più di 20 anni – commenta – erano anconetani. Parlavano italiano. È incredibile, la violenza che hanno usato. Pochi anni fa, non era così. A una persona meno robusta di me, l’avrebbero anche potuta ammazzare".