
L’uomo avrebbe scaraventato il figlio contro il letto dopo l’ennesima bottiglia di vino. La madre aveva chiamato il 112 e in casa erano arrivati i carabinieri
Al culmine di un litigio era stato il marito a chiamare i carabinieri dicendo: "Venite se no ammazzo mia moglie". E’ solo uno dei sette episodi di violenza che la moglie di un 46enne romeno ha denunciato facendo finire a processo il coniuge per maltrattamenti aggravati in famiglia e che ieri è stato condannato in abbreviato a un anno e quattro mesi (pena sospesa). Dovrà fare anche un percorso per uomini maltrattanti. Per il risarcimento si deciderà in sede civile. Ad emettere la sentenza è stata la giudice Francesca De Palma. La vittima era parte civile con l’avvocato Jacopo Saccomani. L’imputato era difeso dall’avvocato Raffaele Sebastianelli.
La coppia è stata sposata per 16 anni, molti dei quali convissuti ad Ancona, teatro dei maltrattamenti. Dal 2012 al 2022 la donna, 42 anni, avrebbe subito la prepotenza del marito anche con aggressioni fisiche che non ha mai fatto medicare in ospedale per paura di ritorsioni. L’episodio che l’ha convinta a denunciare è stato quando anche il figlio, nel 2022, ha subito una aggressione del padre. Lo avrebbe scaraventato contro il letto dopo l’ennesima bottiglia di vino e birra scolata, minacciandolo anche di morte così: "Ti strangolo, ti ammazzo, ti levo la vita". Il bambino aveva avuto la prontezza di registrare quelle minacce. La madre aveva chiamato il 112 e in casa erano arrivati i carabinieri. Le condotte aggressive del marito, da cui si è poi separata, sarebbero esplose con la dipendenza dagli alcolici e il gioco d’azzardo. L’imputato avrebbe speso tutti i suoi guadagni a bere e giocare.
ma. ver.