
"Noi assunte da anni e a tempo indeterminato per le pulizie dei cinema marchigiani ci troviamo costrette a licenziarci. Nonostante siamo mamme con figli, anche minorenni". A parlare è una delle addette alle pulizie del cinema multisala che giovedì, dopo quattro mesi di cassa integrazione, ha ricevuto la lettera della propria azienda, la Pfe spa, che le annuncia il trasferimento (da lunedì, ndr) del luogo di lavoro, da Jesi a Perugia: "Sono oltre 100 chilometri di sola andata per 5 giorni alla settimana con uno stipendio base di 440 euro e senza rimborsi spese. E con un orario che parte dalle 7 di mattina quando non ci sono mezzi pubblici. Praticamente ci mettono nelle condizioni di doverci licenziare non potendolo fare loro per via del Covid".
Così per altre due ragazze tutte attorno ai 40 anni e madri, addette alla multisala di Ancona e una terza a quella di Jesi. Mentre un’altra addetta alla multisala di Ancona si è vista scadere il contratto a termine. "E’ andata peggio ai due colleghi di Pesaro – aggiunge la ragazza jesina – i quali hanno ricevuto la lettera di trasferimento a Firenze. Sanno benissimo che non è accettabile, è uno stratagemma per liberarsi di noi".
Sette famiglie che si trovano nella totale incertezza, in un momento in cui ritrovare lavoro è più difficile del solito. E’ l’effetto domino della chiusura delle multisale cinematografiche marchigiane per le quali Uci ha rinunciato a prorogare l’affitto dal proprietario, la famiglia Giometti che dovrebbe riaprirle a settembre con una propria gestione. Anche se la riapertura dovesse concretizzarsi, le addette alle pulizie non avrebbero alcun diritto a riavere il loro posto, essendo dipendenti di una società diversa da Uci i cui 38 dipendenti marchigiani sono invece tornati in capo a Giometti. "A causa della definitiva dismissione del cinema dove lei presta servizio, nell’ambito dell’appalto del servizio di pulizia delle sale Uci Cinemas – si legge nella lettera di trasferimento – al fine dei poterle garantire la prestazione lavorativa siamo giunti nella determinazione di doverla assegnare presso altri cinema confacenti con il suo profilo professionale ed orario".
"Non ho l’auto e per prendere il treno dovrei dormire in stazione – riferisce amareggiata la mamma jesina – Faccio tre ore al giorno e lavoro anche nei finesettimana. Con 400 euro di stipendio non riuscirei neanche a pagare le spese di viaggio". Ieri le lavoratrici hanno raggiunto il sindacato per avviare il licenziamento per giusta causa e "sperare almeno nell’indennità di disoccupazione".
Sara Ferreri