REDAZIONE ANCONA

Re Lear di Shakespeare al Teatro delle Muse: un viaggio nell'essenza umana

Il capolavoro di Shakespeare, diretto da Bruni e Frongia, esplora il dramma umano e il potere al Teatro delle Muse.

La compagnia del «Re Lear»

La compagnia del «Re Lear»

Perché Re Lear? Perché tornare ancora una volta a Shakespeare? Re Lear ci tocca da vicino perché è il racconto di uno dei viaggi più strazianti dell’uomo verso la sua vera essenza. Così recitano le note di regia dell’allestimento del capolavoro shakespeariano firmato da Ferdinando Bruni (anche autore della traduzione) e Francesco Frongia, in scena da domani (ore 20.45) a domenica al Teatro delle Muse di Ancona.

Sul palco, Elio De Capitani, nei panni del protagonista, Mauro Bernardi, Elena Ghiaurov, Mauro Lamantia, Giuseppe Lanino, Viola Marietti, Giancarlo Previati, Alessandro Quattro, Elena Russo Arman, Nicola Stravalaci, Umberto Terruso e Simone Tudda. A loro il compito di raccontare la ‘terribile parabola’ del sovrano. La produzione è del Teatro dell’Elfo e dello Stabile dell’Umbria.

Bruni, dei classici si dice sempre che sono tali perché continuano a ‘parlare’ al nostro presente. Alcuni lo fanno più di altri, e ‘Re Lear’ sembra proprio uno di questi. Concorda?

"Sì, certi testi si presentano come specchi delle nostra vita, e sono sempre attuali. Fra l’altro il Teatro dell’Elfo compie cinquant’anni, e nella compagnia ci sono tanti giovani. Re Lear parla anche dell’accettare lo scorrere del tempo, del sapere vivere la propria età e la propria epoca. Di essere in armonia con la vita stessa. E’ qualcosa che a lui manca".

Di qui il dramma dell’uomo e del re?

"Lear fa un percorso grandioso e tragico insieme. Attraverso l’abbandono di ciò che possiede arriva al nocciolo della propria esistenza. Il testo shakespeariano rappresenta anche un avvertimento, un invito a imparare a cogliere le cose positive che la vita ci offre".

Difficile farlo, se si è colti dalla follia come Lear?

"La follia di Re Lear è reale e simbolica allo stesso tempo. E’ la grande intuizione di Shakespeare. Attraverso la follia il protagonista trova la sua consapevolezza. Ma prima deve abbandonare e rinunciare a tutto, dai simboli del potere al rispetto e alla considerazione degli altri. La sua follia può essere considerata anche come una sorta di demenza senile. E’ un tema che riguarda tutti noi. Il rischio di essere dei piccoli Re Lear lo corriamo tutti".

E il tema del potere? A tratti sembra che il potere sia anche una maledizione.

"E’ sicuramente una grande responsabilità. Ma il tema ‘politico’ del potere è affrontato sotto diversi punti di vista. Gloucester a un certo punto fa un discorso che si potrebbe definire ‘comunista’, quando dice che chi ha grandi ricchezze dovrebbe distribuirle tra quelli che non hanno nulla. Ma di questo l’uomo ricco, potente, si rende conto dopo aver perso tutto, dopo aver sofferto".

C’è poi il tema della guerra, sempre attuale purtroppo.

"In Re Lear c’è una guerra civile, un conflitto ‘familiare’. Come in tante altre tragedie shakespeariane quando il centro di potere perde il suo equilibrio si scatena la guerra. E nella guerra c’è anche follia".

Per alcuni ‘Re Lear’ è il vero capolavoro di Shakespeare...

"Parlando di Shakespeare non è facile fare ‘classifiche’. Di certo questo è un testo molto ‘compatto’, più di ‘Amleto’, ad esempio. Basti pensare al modo in cui vengono raccontate e in cui si ‘intrecciano’ le due storie parallele. E’ un’opera che rasenta la perfezione".