"Stop ai rapporti tra l’Università Politecnica delle Marche e l’università israeliana di Ariel in Cisgiordania": lo chiedono a gran voce gli attivisti del coordinamento Marche per la Palestina, ora più che mai in occasione della ricorrenza della Nakba, l’esodo forzato della popolazione araba palestinese durante la guerra civile del 1947-48 dopo la fondazione dello Stato di Israele. Durante il conflitto furono più di 700mila gli arabi palestinesi costretti ad abbandonare città e villaggi, impossibilitati a rientrare nelle proprie terre anche dopo il termine del conflitto.
E così anche ad Ancona si è risposto all’appello dei Giovani Palestinesi supportando la campagna internazionale "No Ariel Ties".
"Il politecnico marchigiano ha in essere accordi con 4 università Israeliane – spiegano gli attivisti- tra queste c’è l’università di Ariel che è situata nel territorio occupato illegalmente della Cisgiordania, non riconosciuto dalla comunità internazionale e nemmeno dall’Italia. Di recente l’Università degli Studi di Milano ha reciso i suoi accordi con Ariel University essendo questi una violazione del diritto internazionale, che riconosce gli insediamenti come illegali e come crimini di guerra, anche ai sensi dello Statuto di Roma della Corte Penale Internazionale".
Negli ultimi giorni anche all’Università di Macerata gli studenti hanno preso posizione sulla guerra nella striscia di Gaza.