Strage di Corinaldo, Fedez e Sfera Ebbasta chiamati a testimoniare

Il marito della Ferragni dovrà riferire di quando era stato ospite. Il trapper milanese sull’esibizione mai avvenuta quella sera.

Fedez e Sfera Ebbasta testimoni al processo bis per la strage di Corinaldo

Fedez e Sfera Ebbasta testimoni al processo bis per la strage di Corinaldo

Ancona, 18 febbraio 2023 – Sfera Ebbasta e Fedez chiamati a testimoniare in aula per il processo bis della Lanterna Azzurra di Corinaldo, quello sulla sicurezza del locale. Sono stati convocati per venerdì prossimo, come testi dell’accusa.

I due nomi sono stati indicati ieri, nel processo in corso a carico della commissione di vigilanza che rilasciò la licenza di pubblico spettacolo, al termine dell’udienza dove è stato messo in discussione il sistema di ricambio d’aria della discoteca. "Il sistema di areazione non corrispondeva alla certificazione presentata", ha evidenziato l’ingegnere Costanzo Di Perna, docente dell’Università Politecnica delle Marche e consulente della Procura che ha eseguito due perizie sul locale dopo la tragedia avvenuta la notte tra il 7 e l’8 dicembre 2018.

Quel giorno morirono cinque minorenni e una mamma di 39 anni, schiacciati da una folla in fuga dopo lo spruzzo di una sostanza urticante.

I rapper. Fedez, all’anagrafe Federico Leonardo Lucia, marito dell’influencer Chiara Ferragni, reduce da Sanremo, e Sfera, nome d’arte di Gionata Boschetti, sono attesi al tribunale di Ancona per il 24 febbraio a partire dalle ore 9.30. Fedez dovrà riferire sul locale dove è stato ospite due volte, una il 23 dicembre del 2015 e l’altra il 27 febbraio del 2016, prima della strage.

Sfera riferirà sulla serata che doveva tenere invece la notte della tragedia. Gli avvocati di parte civile hanno fatto già presente di volere il controesame in aula e si opporranno ad una eventuale richiesta di acquisire le testimonianze rese dagli stessi ai carabinieri del Nucleo Investigativo subito dopo i fatti.

Il perito. Stando a Di Perna alla Lanterna "c’erano meno elettoventilatori per sala rispetto a quelli certificati e difformità sul numero delle finestre presenti". Le finestre alcune erano chiuse da pannelli, non rispettavano le prescrizioni perché inferiori per altezza preposta e davano su un parcheggio. Questo non avrebbe garantito un ricambio di aria salubre. Gli impianti di areazione insomma erano difformi rispetto a quanto certificato nel 2014 e nel 2017 dai tecnici incaricati dai proprietari e dai gestori della discoteca.

Sulla base dei parametri vigenti alla Lanterna potevano stare al massimo 255 persone ma nella notte della strage ce ne erano più di mille. In aula ieri è stato sentito anche l’ex comandate provinciale dei vigili del fuoco, Dino Poggiali, che ha riferito come di fatto, dalla documentazione da lui esaminata, la Lanterna Azzurra ha operato anche senza certificazione anti incendio dal 2014 al 2017.

"L’iter era rimasto sospeso – ha detto – per motivi che non conosco". In quegli anni Poggiali non era ancora comandante. A testimoniare ieri è stato chiamato anche l’analista forense Luca Rosso, altro perito della Procura, che si è occupato dei telefonini. Per quello di un socio della discoteca, Francesco Bartozzi, non imputato nel procedimento in corso perché ha definito già la sua posizione in un altro procedimento, il cellulare aveva i dati cancellati per il periodo prima della strage, ed è stato trovato un sms che diceva "sì ho tolto tutto, non si sa mai...".