Strage di Corinaldo, le testimonianze: "Noi, i sopravvissuti nell’inferno: derubati e schiacciati nella calca"

Alcuni dei ragazzi che quella sera sono usciti vivi dalla discoteca Lanterna Azzurra davanti al giudice "Era difficile muoversi anche quando ci hanno strappato le collanine. Sotto di me c’era chi non respirava più"

La discoteca Lanterna Azzurra di Corinaldo, le sei vittime della strage e, sopra, l’uscita di sicurezza finita sotto accusa

La discoteca Lanterna Azzurra di Corinaldo, le sei vittime della strage e, sopra, l’uscita di sicurezza finita sotto accusa

Corinaldo (Ancona), 21 gennaio 2023 – Derubati delle collanine d’oro, pochi minuti prima di avvertire l’odore irritante dello spray al peperoncino. E’ toccato alle vittime dei furti, ieri, riferire in aula sui fatti della Lanterna Azzurra di Corinaldo, nel corso del processo bis che si sta tenendo al tribunale di Ancona. Il procedimento è quello relativo alle carenze strutturali e di sicurezza della discoteca e al rilascio dei permessi per pubblico spettacolo da parte della commissione di vigilanza che, secondo la pubblica accusa rappresentata dai pm Paolo Gubinelli e Valentina Bavai, non dovevano essere concessi visto lo stato dell’immobile.

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I testimoni sentiti sono stati tutti in linea nel dire che "la discoteca era molto affollata quella sera" tanto che qualcuno non è riuscito nemmeno a girarsi dopo lo strappo avvertito al collo. "Era difficile muoversi – ha raccontato un 23enne, entrato circa una mezzora prima che si scatenasse l’inferno – quando mi sono sentito tirare da dietro e mi hanno strappato la collanina. Non ho visto chi è stato". Girando per la discoteca il 23enne aveva riferito ai carabinieri, sentito subito dopo i fatti, che aveva notato quattro ragazzi confabulare, vicino al bancone del bar e di aver sospettato di uno di loro. "Ma mi rispose che ne aveva già una di collana – ha detto il testimone – Poi ho avvertito la sostanza, si faceva fatica a respirare".

La pm Bavai ha letto in aula cosa lo stesso testimone aveva poi riferito ai carabinieri poco dopo i fatti. "L’unico buttafuori che ho visto gridava di stare calmi e di rimanere dentro perché fuori già non si riusciva ad uscire". Un altro derubato della collanina, un 22enne di Ancona, ha raccontato che dopo il furto "ho sentito subito il prurito e mi sono diretto dove andavano tutti (all’uscita 3, quella delle balaustre crollate, ndr) ma era già bloccata e sono caduto". Poi ha riferito di come ha cercato di aiutare chi era più sotto di lui. "Avevo i piedi bloccati – ha proseguito il testimone anconetano – c’era un ragazzo che sporgeva dalla rampa allora io con la mia mano ho cercato di sollevargli e reggergli la testa perché era in sofferenza, era più sotto di tutti e lo stavano schiacciando, sembrava non respirasse". Un ragazzo di Pesaro, sentito sempre ieri a testimonianza in aula, ha precisato che per le tante persone presenti "non sono riuscito nemmeno a girarmi dopo che mi è stata strappata via dal collo la collanina d’oro, eravamo troppo pressati per vedere chi era stato". Poi ha detto che aveva capito subito dello spray spruzzato "perché non era una cosa nuova nelle discoteche che lo facessero".

A Corinaldo quella sera c’erano anche due soccorritori volontari di una pubblica assistenza che però non erano stati chiamati in servizio. Era una coppia, un uomo e una donna. Ieri è stato sentito l’uomo, 55 anni, di Senigallia. "Avevamo accompagnato il figlio di lei – ha detto – indossavamo ancora le divise perché avevamo finito da poco il turno e invece di tornare a casa e poi ripassare a prenderlo ci siamo fermati ma non eravamo lì come soccorritori". La pm Bavai ha letto le dichiarazioni che invece aveva rilasciato subito dopo la tragedia. "L’accordo era di entrare gratis e nel caso fosse servito di dare una mano".