
Lucia De Luca, 32 anni, pugliese. Sposata con un carabiniere, mamma di una bambina di due anni e mezzo, il suo telefono è accesso h24. E’ arrivata nelle Marche da un anno e mezzo da Alessandria
E’ nelle Marche da un anno e mezzo, arrivata da Alessandria, il suo precedente impiego, e grazie a lei le donne da oggi avranno una possibilità in più per denunciare e lasciare uomini violenti. Una stanza, accanto al suo ufficio, servirà ad accogliere le vittime della violenza di genere. Sarà inaugurata questa mattina, alla stazione dei carabinieri di Montemarciano. Ad utilizzarla sarà una donna maresciallo, Lucia De Luca, 32 anni, pugliese. Sposata con un carabiniere, mamma di una bambina di due anni e mezzo, il suo telefono è accesso h24 e quando c’è un’emergenza lei lascia tutto e torna al lavoro. In vista della giornata internazionale contro la violenza sulle donne, che ricorre oggi, il Carlino ha intervistato la vice comandante della stazione di Montemarciano, entrata nell’Arma dei carabinieri nel 2015. Laureata in Scienze Internazionali e Diplomatiche e in Giurisprudenza ha un master di secondo livello in violenza di genere e valutazione del rischio di recidiva.
Maresciallo Lucia De Luca, le capita di soccorrere donne?
"Sì, purtroppo sono casi sempre in aumento. Faccio accoglienza alle donne in caserma quando vengono a denunciare. All’inizio non sanno cosa fare, non conoscono la procedura, io le porto a prendere consapevolezza. Non ci sono solo donne maltrattate dai compagni o dai mariti ma anche madri maltrattate dai figli".
Che situazioni trova?
"Trovo donne disorientate, non sanno a chi chiedere aiuto. Cerco di dare loro vicinanza, di far capire che sono in un luogo sicuro e che oltre alla donna maresciallo hanno davanti una mamma con una figlia e posso capirle. Essere una mamma influisce molto nel modo giusto di pormi. Sentirle piangere è straziante ma le lascio sfogare, faccio capire che sono pronta a raccogliere le loro lacrime. In caserma possono prendersi tutto il tempo che vogliono, non metto mai fretta. Una donna deve avere tutto il tempo che le serve per elaborare".
Come le aiuta?
"Faccio capire loro che quello non è amore. La violenza fisica non lo è, non lo è nemmeno quella verbale quando vengono offese. Le faccio ragionare su cosa è sentimento e cosa è sopraffazione. La violenza in primis è psicologica poi viene anche quella fisica. A loro dico sempre se un uomo lo ha fatto una volta continuerà a farlo. Poi se lo vogliono le abbraccio".
Ricorda un intervento diretto? "Ho arrestato un uomo per stalking trovato sotto casa dell’ex da cui doveva stare lontano. Pensava di essere nella ragione mi ha detto ‘non ho fatto niente‘. La violenza di genere non ha nazionalità e c’è anche in tutte le condizioni sociali".
Cosa succede dopo la denuncia?
"Se la donna non ha una casa dove andare abbiamo delle strutture di riferimento che contattiamo per aiutarla a lasciare l’abitazione del coniuge. Può può andare via anche con i figli. Faccio capire loro che non sono sole e non vengono abbandonate".
Se non vogliono denunciare?
"Illustro il percorso da intraprendere. Molte hanno paura di perdere i figli perché i compagni le minacciano dicendo loro che se vanno via gli toglieranno i bambini e interverranno i servizi sociali. Vengono intimorite ma io spiego che non si perdono i figli lasciando un uomo violento". Perché una stanza in caserma per accogliere le donne?
"L’ho voluta io, unitamente al il mio comandante. E’ una stanza che ti fa sentire a casa, con uno spazio anche per i bambini perché se le donne arrivano con i figli devono avere la giusta accoglienza. E’ un modo in più per far sentire la vicinanza alle donne quando sono qui. Una stanza tutta per sé".
Nella vita di tutti i giorni prevale il ruolo di maresciallo o quello di mamma?
"Prevale quello di mamma maresciallo, la vita familiare deve per forza incastrarsi con quella lavorativa. Quando manca il comandante sono io che dirigo e capita che devo tornare in servizio se la pattuglia procede con un intervento rilevante".