
Il Tambroni continua a costare e a gravare sulla spesa pubblica
Ancona, 6 agosto 2020 - Il Tambroni continua a costare e a gravare sulla spesa pubblica. Dopo gli 8 milioni di euro già sborsati per l’immobile che si trova a Posatora, ultimato nel 2005 ma con gravi carenze strutturali che non ne hanno mai permesso l’apertura, l’Inrca è stata ora condannata dalla Corte di Appello di Ancona a pagare altri 281mila euro alla Compagnia Progetti e Costruzioni Spa di Roma (Cpc), la ditta che ha costruito il pensionato e che era finita sotto processo penale perché accusata di aver lavorato male (poi fu assolta). Un ulteriore esborso di soldi per un’opera che dopo 20 anni continua ad essere inutilizzata.
A fare appello, nel 2013, è stato il ministero delle Infrastrutture e Trasporti sotto cui ricade il Provveditorato interregionale per le opere pubbliche che aveva finanziato l’opera all’Inrca. Aveva deciso di ricorrere in secondo grado dopo una causa civile avviata anni primi in tribunale dalla Cpc e dove la ditta romana aveva agito contro Inrca e Ministero per farsi pagare le riserve, lavori in più eseguiti e richiesti in aggiunta rispetto all’opera appaltata. In quel procedimento la Compagnia Progetti e Costruzioni aveva chiesto di vedersi riconoscere una spesa di un milione e 420mila euro dall’istituto di ricerca e cura degli anziani ma il giudice non aveva riconosciuto fondata la richiesta perché l’opera finale era caratterizzata da vizi, non era stata fatta a regola d’arte e quindi nulla era dovuto in più alla ditta romana.
Il tribunale aveva condannato piuttosto la Cpc alla richiesta risarcitoria che Ministero ed Inrca avevano avanzato in quel procedimento di primo grado, solo 68mila euro su gli oltre 600mila euro chiesti invece dalle due parti. Proprio la cifra esigua dei 68mila euro ha portato il Ministero a ricorrere in appello per avere tutta la cifra chiesta. La Compagnia Progetti e Costruzioni, rappresentata dagli avvocati, Vincenzo Caputi, Francesco Caputi e Riccardo Leonardi, si è costituita difendendo la sentenza di primo grado e chiedendo quindi il rigetto dell’appello principale a fronte del quale ha proposto appello incidentale sostenendo che doveva essere modificata la sentenza di primo grado nella parte in cui il giudice aveva respinto tutta la domanda risarcitoria per le riserve effettuate, il milione e 420mila euro dei lavori in più eseguiti.
L’esito del primo grado è stato modificato radicalmente dalla Corte d’Appello che, nelle settimane scorse, ha respinto l’appello del ministero delle Infrastrutture e Trasporti accogliendo però parzialmente quello della Cpc, ma solo per una parte dei lavori in più eseguiti e pari a 281mila che dovrà pagare l’Inrca.
La battaglia legale è stata lunga e ha visto la Corte di Appello affidare anche una perizia ad un consulente tecnico d’ufficio che ha dovuto esaminare i lavori in più eseguiti e chiarire se le carenze progettuali iscritte potevano essere accertate subito dall’appaltatore, al momento dell’esame dei progetti.