PIERFRANCESCO CURZI
Cronaca

Un medico dorico in prima linea: "Nella Valencia sepolta dall’alluvione. Quel filo che ci lega a Senigallia"

Il dottor Nicola Colonna da anni vive in Spagna e si è trovato coinvolto in una grande gara di solidarietà "Da un amico alluvionato nella Spiaggia di Velluto è nata l’idea di dare una mano a chi non aveva più niente".

Il dottor Nicola Colonna da anni vive in Spagna e si è trovato coinvolto in una grande gara di solidarietà "Da un amico alluvionato nella Spiaggia di Velluto è nata l’idea di dare una mano a chi non aveva più niente".

Il dottor Nicola Colonna da anni vive in Spagna e si è trovato coinvolto in una grande gara di solidarietà "Da un amico alluvionato nella Spiaggia di Velluto è nata l’idea di dare una mano a chi non aveva più niente".

Ancona, 22 novembre 2’24 – Dottor Colonna, cosa lega Ancona a Valencia nel suo percorso di vita?

"Fino a 20 anni ho vissuto nella zona di Villarey, da piccolo giocavo per strada al Duomo e in centro storico. Dopo il diploma sono andato a studiare medicina a Bologna e lì ho conosciuto la mia attuale compagna. Lei è originaria di Alicante, ma quando abbiamo deciso di trasferisci in Spagna la scelta è ricaduta su Valencia. Una grande città, non come Barcellona e Madrid, ma accogliente, tranquilla, piena di ciclabili, con una vita di quartiere come piace a me e dove si punta alla sostenibilità ambientale".

L’esatto contrario di Ancona, no?

"Ho sentito delle ciclabili nella mia città, infatti. Da noi l’assessore delle ultime due giunte che s’è occupato di traffico, mobilità e affini è un italiano, della Lucania, che fa parte di un partito di sinistra".

Le manca Ancona?

"Torno spesso a casa dai miei genitori che abitano sempre in zona Villarey, almeno un paio di volte l’anno. È sempre bello tornare, trovare loro, i miei amici della vecchia compagnia, amo andare al mare a Portonovo, molto più bello di qua, il Conero, la grotta al Passetto. Il cuore è sempre lì".

Lei è medico, si trova bene a lavorare in Spagna?

"Amo la mia professione di medico di famiglia, sebbene qua si chiami in maniera diversa. Vado sia in giro per le comunità, anche nei piccoli paesini del territorio valenciano, la cosiddetta medicina rurale, ma poi sto in un ‘Centro della salute’ dove si trovano varie specialità, dalla pediatria alla psichiatria e così via, compreso un piccolo pronto soccorso aperto anche di notte. Un giorno a settimana, poi, lavoro anche in un centro diurno per tossicodipendenti".

Arriviamo ai fatti drammatici di inizio mese a cui la lega una vicenda familiare, no?

"Il giorno che è arrivata l’alluvione i miei stavano arrivando a Valencia. Si sarebbero fermati qualche giorno e avevamo programmato un giro a nord. Invece è stato un incubo. Il loro volo è stato dirottato su Alicante, ma noi a Valencia non avevamo contezza di cosa stava accadendo. Nessuno aveva dato l’allarme, in parte i vertici del sistema regionale. Per loro è stato un incubo arrivare in bus e passare due giorni e due notti in un impianto sportivo in un paesino. Nel frattempo a Valencia era scoppiato il finimondo. Prima mi sono dovuto occupare di loro e alla fine tutto bene, poi è iniziata la nuova fase, quella della solidarietà".

Cos’è successo dal suo punto di vista?

"La Regione è stata responsabile dell’accaduto, dando l’allarme meteo solo alle 20,30 di quel martedì, quando già c’erano stati gli oltre 200 morti. Sono state chieste le dimissioni del governatore, ma nonostante le tante pressioni subite lui resta al suo posto. La competenza di tali situazioni qui in Spagna è tutta delle regioni".

Dall’Italia abbiamo assistito a una struggente gara di solidarietà.

"Nei primi giorni hanno lavorato solo i volontari, col passare del tempo le strade sono state ripulite, ma come sempre accade l’attenzione è andata diminuendo da parte dell’opinione pubblica. È proprio qui che io e altri volontari abbiamo messo in atto un qualcosa di molto particolare".

Com’è nato tutto?

"Un mio amico fa parte del comitato degli alluvionati di Senigallia, colpita due volte negli ultimi dieci anni, e lo stesso è collegato alle Brigate di Solidarietà della Romagna, altra terra colpita dall’alluvione di recente. Da un incontro in remoto è nata l’idea e la volontà di dare una mano e in quel momento è scoccata la scintilla. La settimana dopo una squadra di ragazzi da Ravenna è arrivata a Valencia in furgone e lì è iniziato il vero aiuto per chi aveva perso tutto, per chi aveva problemi di ogni genere. Un ristorante del posto, la Cantina, ha messo a disposizione la cucina per i volontari, gli italiani sono stati ospitati dalle famiglie. È nato uno straordinario esempio di solidarietà civile".