Un punto di riferimento. Addio a Giorgio Bugaro, storia dell’imprenditoria: "Un signore d’altri tempi"

Giorgio Bugaro, uno dei grandi imprenditori di Ancona, è ricordato come una persona retta, generosa, rispettata e benvoluta da tutti. Un esempio di grande umanità e di lavoro instancabile, che ha lasciato un segno indelebile nella famiglia e nella città.

Un punto di riferimento. Addio a Giorgio Bugaro, storia dell’imprenditoria: "Un signore d’altri tempi"

Un punto di riferimento. Addio a Giorgio Bugaro, storia dell’imprenditoria: "Un signore d’altri tempi"

di Raimondo Montesi

"Una persona perbene, rispettato e benvoluto da tutti". Così Giacomo Bugaro descrive suo padre, appena scomparso. Parole ‘di parte’? No, il ‘ritratto’ è condiviso da molti, perché le doti umane di Giorgio Bugaro non erano seconde a quelle professionali. "Lui ci teneva ad essere una persona retta, e per questo ha educato figli e nipoti in tal senso, rappresentando un esempio per tutti. Lo ha fatto come padre, come nonno e come bisnonno. Era un punto di riferimento. Se n’è andato a casa, senza soffrire, circondato da tutti noi". Un motivo di consolazione, pur nel momento del più grande dolore. Giacomo Bugaro ricorda la storia imprenditoriale della famiglia, cominciata con "un negozietto al Piano, gestito dai miei bisnonni. Poi venne nonno Romolo, che creò un impero nel settore ortofrutticolo. Aveva anche il monopolio delle banane nel Centro Italia. Poi venne mio padre. L’attività era fiorente, e contava anche su varie aziende agrarie, come quella di Ferrara, dove un centinaio di donne inscatolavano ogni giorno la merce. Ad Ancona, addirittura, c’era un binario della ferrovia che arrivava direttamente nel suo magazzino, tanta era la merce da scaricare".

Giorgio Bugaro, insomma, era uno dei grandi imprenditori della città. Diventò presidente dell’Ancona Calcio proprio perché era un imprenditore di successo. In quel periodo accadeva così. Bugaro ricorda un fatto a suo modo curioso. "Quando mio padre disse a mio nonno Romolo che non voleva più continuare gli studi lui, affinché ci ripensasse, lo assunse, ma come facchino. Mio padre raccolse la sfida. A furia di scaricare casse a spalla diventò molto forte fisicamente. Era un torello". Come sono andate poi le cose è noto. Ma a dispetto del fisico imponente, Giorgio Bugaro era anche "un piccolo principino. Elegante, educato, riservato". Ma soprattutto era un uomo generoso. "Aiutava e consigliava tutti. Aveva un grande cuore. Se un dipendente aveva un problema, lui cercava di risolverlo, si metteva a disposizione. Per questo era riverito da tutti. Il successo elettorale che ebbi in passato lo devo molto a lui". Inutile dire che era anche un gran lavoratore. "La sveglia di mio padre scattava ogni mattina alle 3.45", ricorda Giacomo.

Cosa significava andare in giro per Ancona con Giorgio Bugaro lo sa bene un altro Giorgio, Moretti, suo nipote. "Anche da anziano, lungo il viale della Vittoria, tutti lo salutavano, con affetto, e lui salutava tutti – ricorda il figlio di un altro grande anconetano, Alceo Moretti – Tutti lo rispettavano. Per noi nipoti era anche il depositario di tutte le nostre marachelle. A lui si poteva raccontare ogni cosa. Per sei o sette anni la mia famiglia ha vissuto in Argentina e Brasile. Quando tornavamo ad Ancona per le vacanze era nonno Giorgio che ci ospitava nella sua grande villa al Pinocchio. Tra lui e mio padre c’era un rapporto di stima e fiducia anche a livello professionale. Per un certo periodo quando nonno Giorgio era presidente dell’Ancona mio padre ne era un dirigente". Anche il nipote ricorda "la straordinaria umanità" del nonno Giorgio. "Era un gran signore. Mai una virgola fuori posto. Io mi chiamo Giorgio in onore suo, e di questo sono sempre stato orgoglioso".