Centro sportivo, sul conto ci sono già i soldi

La politica della società da Canil a Tiong è sempre la stessa: non scialacquare e puntare a cose concrete per portare l’Ancona in alto

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di Giuseppe Poli

ANCONA

La gestione virtuosa dell’Ancona Matelica nella stagione che si sta concludendo è sotto gli occhi di tutti. La classifica degli stipendi pagati dalla società a staff e giocatori, in cui la società biancorossa figura ultima nel girone B, con cifre di gran lunga inferiori a tante squadre finite in classifica dietro ai dorici, non fa altro che evidenziare la positiva conduzione della società stessa negli undici mesi di vita anconetana. D’altra parte non è un caso se il magnate Tony Tiong, dopo aver valutato l’operazione sotto ogni punto di vista, non da ultimo quello della passione, abbia deciso di investire proprio ad Ancona, mantenendo per di più inalterato lo staff amministrativo e tecnico della società stessa. Una società che dal suo arrivo ad Ancona ha dimostrato con i fatti tante qualità: quella di sapersi sedere a un tavolo con l’amministrazione comunale, in passato spesso tacciata di scarsa collaborazione, e di saper instaurare con la stessa un rapporto di reciproco interesse per il bene della città, della tifoseria e della squadra di calcio. Quella di saper assemblare con la minima spesa possibile una squadra competitiva, capace di arrivare al sesto posto al termine della stagione regolare con tanti giocatori giovani e perlopiù semisconosciuti, grazie al lavoro e alle competenze del direttore sportivo Micciola e dell’allenatore Colavitto - non a caso entrambi confermati per la prossima stagione. Ma anche quella di aver messo le basi per un progetto incentrato sul settore giovanile che possa diventare, nel tempo, un punto di riferimento per il territorio, quella di saper fare quadrare i conti, nonché quella di fare i fatti prima di raccontarli in giro: tanti aspetti virtuosi in un mondo del calcio in cui, a fianco a società che possono spendere cifre enormi, ce ne sono altre che guardano ai conti e alla valorizzazione dei giovani calciatori. Proprio a queste si ispira l’Ancona, e il suo primato del minor monte stipendi non è, dunque, un dato da apprezzare singolarmente, ma è inserito in un contesto che, evidentemente, è piaciuto così tanto al nuovo patron di origini malesi da convincerlo a investire ad Ancona e nell’Ancona.

Qui e ora. Con il denaro destinato alla prossima stagione, al pari di quello che servirà per acquisire l’area per la realizzazione del "training center", già versato sul conto corrente dell’Ancona Matelica, pronto per essere utilizzato con l’attenzione e la lungimiranza dimostrate finora dalla società. Cambiano gli obiettivi, si alza l’asticella, cresce il budget ma i principi di spesa, di risparmio, di ricerca di giovani calciatori e di gente più che motivata per venire a vestire la maglia dell’Ancona, restano gli stessi che hanno fatto le fortune biancorosse nel campionato appena concluso, così come a Matelica l’anno precedente. D’altra parte se Tony Tiong non fosse stato convinto di essersi trovato di fronte persone capaci di gestire la sua società nel modo migliore o le avrebbe cambiate, e non lo ha fatto, o avrebbe deciso di investire altrove. Lo scorso anno, come si evince dal grafico pubblicato ieri dal Resto del Carlino, l’Ancona ha "pagato" per ognuno dei 57 punti conquistati in campionato 7.700 euro, contro i 79.300 del Siena, o i 68mila del Pescara, per fare qualche confronto. Quest’anno il budget è molto più alto ma il principio rimarrà lo stesso. Alla ricerca di un futuro calcistico sostenibile che riporti tanta gente allo stadio, la squadra in serie B e molti giovani a vestire la maglia biancorossa. Magari sui campi di quel training center che potrebbe cominciare a vedere la luce già entro l’anno.