
Parte dalla commemorazione di Osker Nemec l’impegno del comitato spontaneo formatosi a Falerone per riconsegnare alla storia gli episodi della Resistenza dell’entroterra Fermano. Ieri alle 10 a Piane di Falerone è stata ricollocata nella sua nuova sede, dopo la ristrutturazione, la lapide dedicata al partigiano sloveno Osker Nemec di 16 anni e mezzo, nato a San Pietro di Gorizia e ucciso in uno scontro a fuoco tra partigiani e fascisti il 6 maggio 1944. Alla cerimonia hanno partecipato il sindaco Armando Altini; il presidente dell’Anpi di Fermo Paolo Scipioni; lo storico della resistenza Andrea Martocchia; il presidente dell’Isml di Fermo Sergio Bugiardini e l’onorevole del Pd Francesco Verducci.
Dopo una breve presentazione è stata scoperta la targa in memoria di Osker Nemec. "Questo comitato – ha spiegato Adele Ciccangeli – è nato per mantenere viva la storia della Resistenza nel nostro territorio. Nell’entroterra ci sono molti luoghi legati a momenti significativi della Resistenza, non è un caso che qui a Piane esista un viale del Partigiano. Dopo le ricerche è stata una grande emozione trovare i documenti del decesso e le spoglie mortali del partigiano Osker Nemec nel cimitero di Montegiorgio". È toccato poi al racconto di Giulio Celi, figlio di Mario Celi, che partecipò a quel fatidico scontro. "Mio padre non raccontava spesso queste vicende – inizia Giulio –, erano due ragazzi di circa 17 anni che non capivano bene il peso che avevano sulle spalle. Fermarono un fugone con sei persone a bordo che trasportavano delle scarpe, si sincerarono che erano soli, poi uno vicino a Nemec e gli sparò al fianco, mio padre venne ferito al braccio ma riuscì a salvarsi. Negli archivi del tribunale di Macerata, ho ritrovato il documento del Collegio istruttorio che rinviava a giudizio l’uomo che sparò e uccise Nemec".
Alessio Carassai