Covid Ascoli, in terapia intensiva dopo il focolaio alle nozze di Acquasanta

Si tratta di un uomo di 71 anni di Acquasanta che dovrebbe aver contratto il virus in famiglia, il sindaco: "I bambini stanno bene"

Dopo un periodo in cui le ospedalizzazioni si erano azzerate, ieri un nuovo ricovero

Dopo un periodo in cui le ospedalizzazioni si erano azzerate, ieri un nuovo ricovero

Ascoli Piceno, 23 luglio 2021 - Nel Piceno si torna a ricoverare per Covid-19. Dopo un periodo in cui le ospedalizzazioni a causa del virus nei due ospedali della provincia si erano azzerate completamente, nei giorni scorsi un uomo di 71 anni, di Acquasanta, è stato trasportato nella terapia intensiva del ‘Madonna del Soccorso’ di San Benedetto a causa dell’aggravarsi delle sue condizioni di salute in seguito alla contrazione dell’infezione. Il paziente è risultato positivo al Sars-Cov-2 poco più di una settimana fa e il suo contagio è riconducibile al focolaio che si è sviluppato a Paggese di Acquasanta dopo la celebrazione di un matrimonio.

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"La preoccupazione ora è tornata ad essere tanta – dice il direttore dell’Area vasta 5, Cesare Milani -. E’ per questo motivo che rinnovo il mio invito alle persone nel vaccinarsi, solo così riusciremo ad uscirne fuori". E’ di ieri, intanto, un nuovo caso di contagio ad Acquasanta dove, però, si stanno pian piano negativizzando le persone appartenenti al cluster delle nozze.

"Oggi (ieri ndr) – dice il sindaco Sante Stangoni – abbiamo registrato un nuovo positivo, ma si stanno negativizzando alcuni cittadini collegati al focolaio. I bambini dell’asilo nido sono ancora positivi, ma stanno tutti bene". Nei giorni scorsi, intanto, anche i Pronto soccorso degli ospedali piceni hanno registrato nuovamente accessi da parte di pazienti positivi. E per uno di loro si è potuto procedere con l’infusione degli anticorpi monoclonali.

"In questo momento – continua Milani – siamo nelle condizioni di poter effettuare il trattamento con i monoclonali ad una platea più ampia di persone". Secondo le ultime indicazioni terapeutiche, gli anticorpi monoclonali Casirivimab e Imdevimab sono indicati per il trattamento della malattia da Coronavirus da lieve a moderata in pazienti adulti e pediatrici (di età pari e superiore a 12 anni), con infezione confermata in laboratorio da Sars-Cov-2 e che sono ad alto rischio di Covid-19 severa.

Si definiscono ad alto rischio i pazienti che soddisfano almeno uno dei seguenti criteri: indice di massa corporea maggiore di 30, insufficienza renale cronica incluse dialisi peritoneale o emodialisi, diabete mellito non controllato o con complicanze croniche, immunodeficienza primitiva o secondaria, età maggiore di 65 anni, malattia cardio-cerebrovascolare (inclusa ipertensione con concomitante danno d’organo), broncopneumopatia cronica ostruttiva e/o altra malattia respiratoria cronica (soggetti affetti da asma, fibrosi polmonare o che necessitano di ossigenoterapia per ragioni differenti da Sars-Cov-2), epatopatia cronica, emoglobinopatie, patologie di neurosviluppo e patologie neurodegenerative. Il Covid-19 deve essere di recente insorgenza, e comunque da non oltre 10 giorni.