MARIA GRAZIA LAPPA
Cronaca

Il racconto di Palma. Quando il Papa si fermò a Pescara del Tronto:: "Annuiva commosso"

La donna riuscì a ’stoppare’ la sua auto: "C’era anche mia nipote di 4 anni e mezzo. Raccontammo a Francesco quello che avevamo passato in quella devastante notte del terremoto".

La donna riuscì a ’stoppare’ la sua auto: "C’era anche mia nipote di 4 anni e mezzo. Raccontammo a Francesco quello che avevamo passato in quella devastante notte del terremoto".

La donna riuscì a ’stoppare’ la sua auto: "C’era anche mia nipote di 4 anni e mezzo. Raccontammo a Francesco quello che avevamo passato in quella devastante notte del terremoto".

"Come una freccia dall’arco scocca vola veloce di bocca in bocca". Era il 4 ottobre del 2016, quando la notizia del presunto arrivo di Papa Francesco nei territori martoriati dal sisma si era diffusa veloce, i telefonini squillavano impazziti. Persino le vecchiette che dal giorno del terremoto continuavano a pregare e invocare Santa Rita, la santa dell’impossibile, protettrice della terra devastata, erano in trepidante attesa, così come le alte autorità. Nel giorno che si celebra il poverello di Assisi da cui il Papa aveva preso il nome, tutti aspettavano sua Santità. Proprio a Pescara del Tronto, in quella manciata di case, arrampicate sulla montagna, che si erano sbriciolate come cartapesta sotto la furia del sisma, quel posto che aveva registrato il maggior numero di morti dell’ascolano arrivò Francesco. A raccontarci quei momenti emozionanti è stata la signora Palma Filipponi: "Lentamente la mattinata – racconta – si consumava nell’attesa degli abitanti dal cuore ferito. Noi ex residenti eravamo lì, trepidanti, fiduciosi, che Francesco sarebbe passato. Passavano le ore, ognuno raccontava la sua storia, lo sgomento, il dolore, la paura. Mentre le speranze di vedere il Papa stavano svanendo, l’attesa viene rotta dal passaggio di un’auto civetta, una Golf blu, che sfrecciò veloce preceduta da una volante della polizia, neanche il tempo di realizzare e ne seguì un’altra, dello stesso colore, ma dai finestrini oscurati e una nuova auto della polizia. E’ il Papa e l’emozione salì alle stelle".

Quei cuori bisognosi di speranze scivolarono subito nella delusione. ‘Perché non si è fermato? ‘ La domanda tristemente ripetuta. L’auto civetta ripassò veloce, la gente scoppiò in lacrime, tutti rassegnati, tranne nonna Palma, che con uno scatto felino, che nessuno si aspettava, bloccò l’auto del Papa. Il finestrino si abbassò e scoprì il sorriso dolce e rassicurante di Papa Francesco, vestito di bianco, che allungò le braccia alla gente. "Al finestrino del Papa si affacciò anche Sofia, mia nipote – racconta Palma – allora aveva 4 anni e mezzo, lei era a Pescara del Tronto in quella maledetta notte. Il Papa allungò le mani e le carezzò il viso, poi le porse un rosario bianco. FSsiamo rimasti intrappolati tra le macerie per sei ore, lì abbiamo assistito anche alla seconda scossa. Abbiamo pregato Gesù affinché ci salvasse e ci ha esaudito. Siamo rimasti per ore ad attendere i soccorsi, era l’alba quando abbiamo cominciato a sentire le sirene, intorno si sentivano solo pianti e disperazione e il rumore secco delle pietre che continuavano a cadere dalle mura distrutte. Poi sono arrivati i pompieri, che ci hanno salvato. Abbiamo camminato a piedi nudi sulle macerie delle case, su ciò che rimaneva della chiesa di Santa Croce, il paese non c’era più. Il Papa annuiva commosso".

Maria Grazia Lappa