.Lontana dalla guerra "Sono scappata per salvare mia figlia Mio marito è al fronte"

Olena un anno fa ha lasciato Kharkiv, oggi vive a San Benedetto "Non potevo fare altro, quando ho lasciato il mio paese non sapevo a cosa andavo incontro ma qui ho trovato tanto aiuto" .

.Lontana dalla guerra  "Sono scappata   per salvare mia figlia  Mio marito è al fronte"

.Lontana dalla guerra "Sono scappata per salvare mia figlia Mio marito è al fronte"

Kharkiv, tra le regioni più colpite dai raid russi, è ancora sotto la morsa dei bombardamenti. Olena Martynova è fuggita da lì un anno fa e ha raggiunto l’Italia il 22 maggio scorso. Oggi vive a San Benedetto, insieme ad una amica, anche lei rifugiata qui, è scappata dal suo paese per mettere al sicuro sua figlia. Ma suo marito e tutta la sua famiglia sono ancora a Kharkiv a resistere, in una guerra che gli ucraini non si aspettavano. "Non ce lo aspettavamo - racconta lei stessa -, ci hanno attaccato alle spalle, non si può perdonare e tutto questo non lo dimenticheranno neppure i nostri figli. Per noi questo è genocidio“. Quando, poi, l’incubo è diventato realtà Olena ha dovuto lasciare il suo paese e suo marito: “Una notte dei forti tuoni ci hanno svegliato. Ci siamo affacciati alla finestra e abbiamo capito. La guerra era iniziata. Mio marito è un militare, quando è uscito di casa ho capito che non sarebbe tornato presto. Io sono rimasta da sola con mia figlia che ha 12 anni. Con mio marito riesco a tenermi in contatto, quando è possibile, la situazione è molto drammatica, stiamo resistendo, siamo costretti a resistere".

Un anno di paura e di terrore per Olena che ha lasciato Kharkiv per sua figlia ma vive in apprensione perché lì ha lasciato il marito e la famiglia. "Non ho potuto fare altro, non avrei mai voluto lasciare mio marito e la mia famiglia. Avevo paura, non sapevo a cosa andavo incontro - il racconto -. Ho preso un treno fino ad Odessa, lì ho incontrato la mia amica che ha una bambina di tre anni, con l’auto siamo arrivate fino in Bulgaria, poi da lì attraverso i corridoi umanitari siamo riuscite a raggiungere l’Italia, siamo state accolte ad Alba Adriatica dove siamo rimaste per tre mesi. La Regione Abruzzo ci ha ospitato in una struttura ricettiva. Solo dopo ci siamo sistemate in una casa con la mia amica, ci è stata messa a disposizione, ci viviamo in due famiglie. Siamo stati accolti molto bene, questo supporto per noi è stato molto importante, ci siamo sentite meno sole".

Nel 2023, in una società civile, è impensabile, non immaginabile, essere svegliati dalle bombe, lasciare la propria casa, la famiglia, fuggire. Eppure è quello che è accaduto in Ucraina. Olena viveva una vita normale prima di dover fuggire. "Insegnavo matematica in una università – racconta -. Oggi continuo a lavorare da qui, tengo le lezioni online con i miei studenti che sono rifugiati un po’ ovunque in Europa o che sono rimasti lì. Mia figlia? Gli manca casa sua. Qui studia, segue i corsi online della sua scuola in Ucraina e va a scuola anche qui, i compagni di classe sono stati fin da subito molto carini, tutti vogliono aiutare". Cosa faranno, Olena e sua figlia, quando la guerra sarà finita? "Per ora rimaniamo qui, ma vogliamo tornare a casa, lì ci sono tutti i nostri famigliari. Mia figlia qui è felice, gli manca la sua casa ma mi ha già detto che quando crescerà vuole venire a vivere in Italia".

Sabrina Vinciguerra