MASSIMILIANO MARIOTTI
Cronaca

"Mobbing in caserma": la denuncia del Luogotenente

Valerio Bellacicco ha fatto ricorso al Tar per "un carico di lavoro spropositato". Il rammarico: "Dopo 35 anni vissuti nelle forze armate non meritavo questo trattamento"

Giuramento Solenne in Piazza del Popolo (foto di repertorio)

Ascoli, 22 novembre 2023 – Una vita intera dedicata all’esercito per poi essere messo alla porta. A lamentare con estremo rammarico il caso di mobbing, avvenuto all’interno del 235esimo Reggimento addestramento volontari (Rav) Piceno ‘Emidio Clementi’, è stato il primo luogotenente Valerio Bellacicco. Una questione spinosa della quale è stato investito il Tar delle Marche.

"Mi sono trovato costretto ad agire per tutelare la mia famiglia e me stesso dopo quanto accaduto – spiega il sottufficiale -. Dopo 35 anni vissuti in divisa non meritavo di ricevere questo trattamento. Venni assegnato al Reggimento Piceno nel ‘97 dove ho ricoperto l’incarico di comandante di plotone, quindi quello di maresciallo di compagnia fino al 2018. Proprio nel settembre di quell’anno cessai gli incarichi nelle compagnie addestrative e assunsi quello di ufficio assumendo la carica di ‘esperto ambientale’. Feci tale richiesta per una situazione sanitaria che non mi consentiva più di essere sottoposto agli impegni e agli sforzi fisici necessari per continuare a lavorare in una compagnia del battaglione addestrativo. Così iniziai ad operare in qualità di responsabile della tutela ambientale partecipando a tutte le esercitazioni a fuoco delle tre compagnie addestrative, oltre ad interessarmi del piano ambientale della caserma, del disciplinare uso del poligono e aree addestrative, dell’aggiornamento del documento per la gestione dei rifiuti".

Da quel momento in poi però la situazione inizia a degenerare per il luogotenente. "Feci notare al mio capo ufficio e soprattutto al responsabile del servizio prevenzione e protezione che sulle mie spalle c’era un carico di lavoro spropositato – prosegue – con ruoli tra loro incompatibili. Essere responsabile della tutela ambientale significava avere un’apposita formazione che non avevo. Dovevo controllare che il trattamento dei rifiuti avvenisse a norma di legge, ma ero io stesso a dover lavorare sui rifiuti. Per tutelare la mia persona così rifiutai di seguire due siti temporanei che non erano a norma. Mi rivolsi al comandante facendo presente la situazione, ma mi rispose che riteneva il carico di lavoro non eccezionale. Decisi così di effettuare una serie di indagini sulle mie condizioni che evidenziarono un netto peggioramento del mio stato fisico" .

"A fine aprile 2020 venni sollevato da tutte le cariche ricoperte e nel successivo luglio ebbi un malore da stress emotivo. Dopo sette mesi di convalescenza rientrai in servizio per poi vedermi completamente estromesso dalla vita lavorativa della caserma. Inserito in terapia psichiatrica, quando credevo di aver trovato l’idoneità, in realtà è arrivato il congedo e dal marzo 2023 sono in pensione per invalidità". A difendere il sottufficiale sarà l’avvocato Angelo Cardamone. "Sinceramente mi aspettavo che la caserma, in quanto istituzione pubblica, rispettasse innanzitutto le persone – sostiene il legale -. E invece con sgomento ho appreso che ciò non è avvenuto. Mi dispiace che questa vicenda abbia prodotto nel mio assistito un decadimento della propria vita. Ora abbiamo deciso di ricorrere al Tar e si amo in attesa di fissazione d’udienza che probabilmente ci sarà nel gennaio 2024".