"Parco Marino, servono altri studi"

Parco marino del Piceno, il gruppo promotore tenta di convergere verso i detrattori dell’iniziativa. La realizzazione di un’area protetta al largo della costa sud delle Marche è strettamente legata al volere di sette comuni e due province, ovvero Altidona, Campofilone, Massignano, Pedaso, San Benedetto, Grottammare e Cupra Marittima: a sfilarsi dal tavolo, per ora, è stato solo quest’ultimo ente. Ma a premere perché l’iter non vada avanti è soprattutto la categoria dei vongolari, che si riterrebbe danneggiata da un’eventuale restrizione delle attività di pesca, conseguente all’istituzione del parco. Ma c’è anche chi, pur rimanendo convinto della propria idea, prova comunque a raffreddare gli animi: "Le amministrazioni dei comuni interessati dal Parco marino devono attivarsi per l’organizzazione di tavoli di confronto tra quanti hanno attività ed interessi nella sua area – dice Nazzareno Torquati, pilastro del movimento ‘pro’ – Siano essi pescatori di vongole o di pesca artigianale, oppure i concessionari balneari e le imprese del loro indotto. Solo con l’unità dei comuni si può riuscire nell’intento di ottenere due azioni preliminari fondamentali che sono, in primis, la ricerca sull’impatto della pesca con la nuova generazione di turbosoffianti oppure la sperimentazione di un attrezzo meno impattante, e in secondo luogo una verifica dello stato dell’area marina dopo 22 anni dallo studio effettuato dall’Isma-Cnr. Solo con questi dati poi insistere su una specifica formula di gestione d’area marina protetta diversa dagli altri parchi che permetta la continuità delle attività produttive oggi praticate. Ma soprattutto un parco va realizzato con armonia ed entusiasmo senza continui conflitti e incomprensioni. Non può esistere un parco cosi particolare – conclude l’ex assessore alla pesca – senza la piena consapevolezza di tutti i portatori di interesse e dei cittadini".