Quercia: "A teatro per raccontare il dramma della ludopatia, problema in crescita"

Quercia: "A teatro per raccontare il dramma della ludopatia, problema in crescita"

Quercia: "A teatro per raccontare il dramma della ludopatia, problema in crescita"

La pandemia sembrava avesse frenato il fenomeno, ma poi c’è stata una ripresa, graduale e importante. Tra i giovanissimi, ma anche tra gli adulti, il gioco d’azzardo, dalla scommessa alla slot, è tornato prepotentemente nella vita di molte persone. La conferma di come il numero dei giocatori sia aumentato arriva direttamente dal Sert dell’ospedale ‘Mazzoni’ di Ascoli dove sono sempre di più, soprattutto i famigliari di potenziali pazienti, coloro che chiedono aiuto. Da qui l’idea del direttore del Servizio per le tossicodipendenze, Marco Quercia, di avviare un progetto di sensibilizzazione e prevenzione del fenomeno attraverso il teatro. Dopo lo spettacolo di teatro civile contro il gioco d’azzardo ‘Gran Casinò. Storie di chi gioca sulla pelle degli altri’ andato di scena a febbraio al teatro dei Filarmonici, lunedì, alle 21 (martedì mattina per le scuole), sarà il teatro Ventidio Basso ad ospitare una rappresentazione sul tema: ‘Mister Jackpot’ con Marco De Martin.

"Si tratta della continuazione del primo spettacolo – spiega Quercia –, perché mentre il primo dava un’informazione sull’industria del gioco, questo di lunedì è incentrato di più sul rapporto tra il giocatore e il gioco, è più psicologico, più sul percorso emotivo. Con la pandemia il fenomeno sembrava essersi ridotto – continua il direttore del Sert di Ascoli –, anche se con la crescita del gioco online era aumentato il sommerso, ora invece la cifra totale dei soldi giocati è molto cresciuta. Il problema è rilevante e preoccupante, ed ora che il Covid è passato, è tornato in trasparenza il dato reale. Come Sert registriamo un aumento di richieste di intervento e di cura da parte di famigliari che chiamano disperati. Anche gli sportelli di ascolto presenti sul territorio evidenziano lo stesso andamento. All’inizio sono più i famigliari che cercano di capire come comportarsi, e poi, anche se non sempre e con estrema difficoltà, riescono a portare da noi il parente che gioca. Molti non sanno di essere patologici. Perché gli spettacoli teatrali? – conclude Quercia – Perché il teatro riesce a stimolare un pensiero critico, a far vedere la pericolosità. La prevenzione non è solo informazione, ma è anche aumento della percezione del rischio rispetto a certi comportamenti patologici, e naturalmente è diversa tra adulto e giovane. Per questo è necessario diversificare i messaggi. Il gioco non va demonizzato, ma ne va illustrata bene la potenziale pericolosità".

Lorenza Cappelli