Quando il giudice Matteo Di battista ha letto la sentenza assolutoria ed ha lasciato l’aula del tribunale Fabio Saccottelli si è seduto sulla sedia della prima fila dei banchi e poggiando il capo sulle braccia si è sciolto in un pianto liberatorio. Ha pianto abbracciando i suoi legali e il collega coimputato, Bruno Di Tora, che lo ha accarezzato più volte per sostenerlo. I due ufficiali dell’Aeronautica militare erano accusati di negligenze nella pianificazione della missione partita dalla base di Ghedi e terminata poco dopo le 14 del 19 agosto 2014 con lo scontro aereo costato la vita ai loro colleghi Palminteri, Dotto, Valentini e Franzese. Hanno sempre sostenuto la loro innocenza, spiegando di aver fatto tutto quello che si doveva per rendere sicura la missione in ambito Nato. Non hanno voluto commentare la sentenza che ha dato loro ragione. "La tesi difensiva è stata accolta in pieno. E’ stata fatta giustizia". Parole dell’avvocato Massimo Giannuzzi, legale dell’Avvocatura di Stato, pronunciate dopo la sentenza che ha assolto "perché il fatto non sussiste" i due avieri accusati di omicidio colposo e disastro aviatorio colposo. Solo per Saccottelli la Procura di Ascoli aveva chiesto una condanna a 12 mesi con la sospensione della pena. "Era un processo in cui non c’era alcun elemento di concreta responsabilità degli imputati, quindi è una pagina bella per la giustizia. Come avvocatura dello Stato – ha aggiunto l’avvocato Giannuzzi – abbiamo sostenuto fortemente la necessità di arrivare ad una transazione con l’equipaggio investito (Freccia 11 dei capitani Dotto e Palminteri ndr), cosa che è avvenuta alla vigilia della sentenza secondo piena legittimità". Ha comunque colpito il fatto che il Ministero della Difesa abbia offerto solo ai familiari dei piloti di Freccia 11 Dotto e Palminteri il risarcimento e non ai familiari degli altri due, Valentini e Franzese. "Per l’Aeronautica militare sono state quattro perdite di valorosissimi ufficiali e siamo i primi ad essere rattristanti di questo evento" ha commentato al termine del processo l’avvocato Maurizio Greco che difendeva gli avieri insieme al collega Antonio Tarantini. "I familiari – ha concluso l’avvocato Giannuzzi – hanno comunque avuto i benefici previsti per le vittime del dovere. Non potevamo accettare, però, che questo risarcimento avvenisse fondato sulla condanna di due innocenti".
Peppe Ercoli