Una canzone per i bambini del mondo

L'articolo di Adolfo Leoni racconta un'esperienza toccante in un punto prelievi, evidenziando l'importanza dell'umanità, della solidarietà e del sostegno reciproco nelle sfide della vita, ispirandosi alle tradizioni di accoglienza e supporto delle comunità africane.

Adolfo

Leoni

La realtà, che non è video gioco o IA, ci richiama alla nostra finitezza, alle fragilità, all’appartenenza momentanea a questa vita. Occorre farci i conti, prima o poi. Vi racconto un’esperienza recentissima. Punto prelievi AST Fermo. È mattino, la sala è gremita. Adulti e anziani in egual misura. Tutti in attesa. Infermiere e infermieri sono gentili. E non è poco. Anche all’accettazione sono cordiali. E non è poco. Intorno a me, un’umanità variegata, con le sue preoccupazioni, le sue ansie, le sue sofferenze. Occorrerebbe che la politica, la filosofia e la sociologia pima di operare passassero anche da qui. Qui dove il bisogno inizia a farsi sentire. Dalla stanza dei prelievi arriva sommesso un pianto. È di bimbo. Lo scopro dopo un po’. Una minuscola bambina nera, con le trecce alzate e gli occhi gonfi di lacrime, arriva in braccio ad una donna nera anche lei. Per la piccola non è possibile parlare di anni. Tutt’ al più uno. Sull’esile braccino è posto il cerotto del dopo prelievo. Ha il singhiozzo. La mamma ripetutamente la stringe a sé. Dove non può il succo di frutta dal cartone colorato, lo può quell’abbraccio immenso: presenza e protezione. E lo può una impercettibile nenia. La piccola si calma. A me scatta nella mente quanto fanno le mamme di una tribù della Namibia. Cantano. Ma cantano già prima della nascita. Addirittura prima di aver concepito: quando attendono di farlo. Lo fanno mentre il bimbo cresce in loro. E lo fanno ancora quando quel bimbo esce da loro. E quel canto lo hanno insegnato anche alle levatrici che aiuteranno il parto; e alle anziane che presenzieranno; e al villaggio che accoglierà la nuova vita. È un canto di comunità. Un canto di benvenuto. E chi ha studiato questo comportamento scrive: "Man mano che il bambino cresce, gli altri abitanti del villaggio imparano la sua canzone. Quindi se il bambino cade, o si fa male, trova sempre qualcuno che lo rialzi e gli canti la sua canzone. Allo stesso modo, se il bambino fa qualcosa di meraviglioso, o passa con successo attraverso i riti di passaggio, la gente del villaggio canta la sua canzone per onorarlo". E così via: cantano per ricordargli chi è, per giudicarlo nel bene e nel male, per accompagnarlo sino all’ultimo stadio della vita. La mia vicina di posto lo ha fatto. Ha cantato la canzone della sua piccola.