Pioggia, caldo e parassiti: i cambiamenti climatici riducono anche il vino novello

A fronte di un crollo della produzione di uve, dovute alle condizioni estreme di quest’estate e della primavera, c’è una riduzione anche del classico calice di novembre: "Consumi in calo"

Ascoli, 9 novembre 2023 – La vendemmia è ormai terminata ed è, sin dall’antichità, uno tra gli eventi più coinvolgenti della vita di campagna. Ma in questo 2023 è iniziata pagando un pesante contributo ai cambiamenti climatici che, fra maltempo, ondate di calore e malattie fungine, hanno danneggiato i vigneti riducendo la produzione anche del quaranta per cento. Colpa anche della peronospora, un fungo che ha attaccato foglie, germogli e grappoli, colpendo a macchia di leopardo: per cui ci sono state aziende che hanno avuto un danno maggiore e altre meno. Il biologico, uno dei comparti produttivi più importanti della regione, è risultato il più indifeso ed ha avuto un calo consistente delle rese per ettaro. Le province di Macerata e Ascoli sono state le più colpite dalla malattia fungina.

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Cambiamenti climatici, soffre anche il vino novello
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"Quella di quest’anno – spiega Sandro Crescenzi, responsabile di produzione della cantina Collevite di Monsampolo e presidente della commissione degustazioni vini Doc per la provincia di Ascoli – è un’annata complicata, senza precedenti: poco vino, ma di promettente qualità in quanto la peronospora non incide sulla qualità delle uve sane. Un anno difficile però a causa dei pesanti effetti dei cambiamenti climatici che hanno determinato un calo di uva. Inoltre, l’aumento dei costi di produzione ha portato a un conseguente aumento di prezzi. Il mercato al momento è fermo, causa il generalizzato calo dei consumi di vino rosso. In merito al vino novello, questo ha perso il fascino di dieci anni fa. Basti pensare che la nostra cantina ora se ne confezionano appena il trenta per cento".

"In questi ultimi anni – prosegue Elso Pica, vice presidente della commissione degustatori vini Doc – ho potuto constatare che la tendenza a consumare il vino novello si è ristretta ad alcune settimane successive al sei novembre. Il novello viene prodotto anche sulla base di un sistema di prenotazioni e, mancando queste, i quantitativi si riducono all’insegna della prudenza. Stante l’eccezionale calo della produzione di uva, solo una piccolissima parte è stata destinata al novello che viene venduto a circa cinque o sei euro la bottiglia". Le cause del calo dei consumi, non attribuibili ai produttori, sono dovute forse anche ai ristoratori che non vogliono investire su questo prodotto pensando, erroneamente, che il vino novello deve essere consumato entro breve tempo dall’immissione in commercio.