Bologna, 10 ottobre 2023 - La mostra didattica e fotografica sui resti delle mura di Bologna - che sarà visitabile fino al 30 ottobre a Palazzo D'Accursio - non manca di innescare una polemica, 'firmata' proprio dal comitato scientifico della mostra, che lancia qualche stoccata sulla mancata valorizzazione di questo pezzo del patrimonio storico e culturale della città. Dal canto suo il sindaco sembra consapevole della necessità di valorizzare meglio i resti delle mura, che secondo il curatore della mostra potrebbe diventare "un altro patrimonio Unesco". E infatti nella prefazione al catalogo Lepore scrive che "è tempo di valorizzare quanto resta di questo nostro patrimonio".
L'obiettivo della mostra sulle mura
L'iniziativa è promossa dalla sezione locale di Italia nostra con la collaborazione del Comitato per Bologna storica e artistica e il contributo, oltre che del Comune, della Banca di Bologna. La mostra e il quaderno illustrano "la storia delle varie mura della città (Selenite, di quelle del Mille, di quelle della terza cerchia e dell'ottocentesco vallo del Generale Fanti) e approfondisce la questione delle demolizioni e dei resti ancora presenti nella città", segnalando anche "modelli virtuosi di intervento in altre parti d'Italia, come Ferrara, Lucca e Roma". L'obiettivo è "portare all'attenzione dei cittadini questo grandissimo patrimonio, dimenticato a anche un po' trascurato dalla nostra città - afferma il curatore dell'iniziativa, Pietro Maria Alemagna - che invece va valorizzato e deve tornare a far parte di un'immagine della città che purtroppo si sta perdendo".
Un patrimonio da rivalutare
Basta pensare "che sui cartigli c'è scritto 'gli avanzi' delle mura, ma 'avanzi' è un po' denigratorio: sono i resti delle mura", continua Alemagna. "La città le ha vissute, a partire dal Novecento, come un episodio indigesto della propria storia - è il rammarico del curatore - e invece non lo era, si sarebbe dovuto conservare quel patrimonio". Ora, almeno, si tratta di valorizzare quello che resta: si parla di 2,7 chilometri su 7,5 "e quindi non sono pochi", sottolinea Alemagna. Il punto è che i tratti esistenti vanno "rivisti, rivalutati, mostrati, illuminati, puliti da tutti gli alberi incogrui che li nascondono", è l'appello.
Il tratto conservato peggio
Il tratto messo peggio? Per Alemagna è quello di viale Berti Pichat, che costeggia l'orto botanico e un pezzo di Università: "E' completamente abbandonato, all'esterno ci sono i graffiti e all'interno è tralasciato e dismesso. E' invece un pezzo importantissimo, è il più lungo che abbiamo e ha addirittura un bastione". A fronte di casi del genere, l'augurio è che la mostra metta in moto un lavoro che porti a "fare delle mura un altro patrimonio Unesco", azzarda Alemagna. Intanto i tratti dietro l'orto botanico sono "abbastanza squallidi", afferma Carlo De Angelis, presidente del Comitato per Bologna storica e artistica, aggiungendo che più in generale le mura sono spesso nascoste da cespugli, alberi o altri elementi "incongrui".
Gli interventi necessari alle mura
Su questo frotne "il Comune si impegnerà, bene, ma è un lavoro molto attento che deve vedere il concorso di molte forze", avverte De Angelis. In gioco c'è la necessità di "mettere in luce Bologna e l'arte della città", sottolinea il presidente bolognese di Italia nostra, Raffaele Milani. Occorre "spronare il Comune verso interventi che però non siano isolati", aggiunge un'altra componente del comitato scientifico della mostra, Jadranka Bentini. Nel frattempo, il lavoro svolto per la mostra "restituisce aggiornamenti importanti sulla datazione della mura", segnala Rolando Dondarini: "Ad esempio, per le due ultime cerchie si fanno confluire i dati delle ricerche archivistiche con quelli archeologici e questo consente di dire definitivamente che la seconda cerchia è del Mille e non del 1162 come si supponeva". Ma ci sono anche nuovi spunti sulla "misteriosa tredicesima porta", aggiunge Dondarini.
Il punto del sindaco Lepore
Nella prefazione al catalogo della mostra, Lepore scrive: "Ora è il tempo di valorizzare quanto resta di questo nostro patrimonio, ancora molto ricco poiché non conta solo tratti di cortine murarie, la cui storia già da sola meriterebbe attenzione, ma anche le chiese addossate, sorte nel tempo sfruttando la struttura muraria, luoghi densi di tradizioni rimaste vive a lungo. E poi le porte, un tempo passaggio obbligato per l'ingresso in città, simbolica soglia fra il dentro e il fuori, con tutto ciò che significa non solo sul piano sociologico, ma anche economico e politico". Sulle mura cittadine "vogliamo mettere cura e attenzione", assicura Elena di Gioia, delegata comunale e metropolitana alla Cultura, ringraziando i promotori della mostra per il "grande lavoro di studio e di ricerca" effettuato. La mostra rappresenta "una tappa significativa, non credo il traguardo, di un percorso che viene da lontano - ricorda l'assessora alla Valorizzazione dei beni culturali, Valentina Orioli - perché è dal 2017 che parliamo del dedicare un'attenzione specifica alle mura. Poi per varie ragioni, come la pandemia e il cambio di mandato, questo lavoro si è protratto nel tempo ma è anche cresciuto, come un cantiere collettivo".
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