Appalto col cognato al Sant'Orsola Bologna, il dirigente cambia funzioni

L'Azienda ospedaliera accoglie la disponibilità del dottor Marco Storchi "ridefinendo il suo ruolo su altre attività e progetti"

Policlinico Sant'Orsola Malpighi (Foto Schicchi)

Policlinico Sant'Orsola Malpighi (Foto Schicchi)

Bologna, 1 settembre 2020 - L'Azienda ospedaliero universitaria Sant'Orsola Malpighi interviente sul contenzioso amministrativo riguardante la gara d'appalto annullata nelle scorse settimane dal Consiglio di Stato per un potenziale conflitto d'interessi legato alla parentela tra il dottor Marco Storchi e il cognato Roberto Olivi, presidente del cda di Coopservice, vincitrice del bando, indagati in un'inchiesta della Procura bolognese.

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"E - scrive in una nota - riconoscendo il valore professionale del dottor Marco Storchi e augurandosi che presto venga chiarita la sua posizione in ambito penale, accoglie la sua disponibilità nominando di comune accordo un facente funzioni alla direzione dei Servizi di supporto alla persona e ridefinendo il suo ruolo su altre attività e progetti".

"Al fine di favorire il più possibile un clima sereno nella gestione di questa complicata vicenda amministrativa – così spiega il Sant’Orsola –, alla luce anche delle interpretazioni praticate da più parti e pur nella certezza di aver tenuto un comportamento irreprensibile, il dottor Marco Storchi si è messo a disposizione della direzione generale dando la propria disponibilità a una revisione dei propri obiettivi".

Il Sant'Orsola ha poi precisato che il dottor Storchi "pur essendo uno dei numerosi componenti del team di progetto che ha redatto il capitolato di gara al pari di altri professionisti, non ha partecipato in alcun modo alla commissione di gara che ha valutato le offerte, né ad attività di consulenza o supporto ad essa".

Quindi, aggiungono dal Policlinico "considerato che il conflitto di interessi che era stato escluso dai giudici di primo grado ora viene ritenuto dai giudici dell’appello un rischio potenziale, l’Azienda rimane in attesa degli accertamenti in corso in sede penale e ha inviato nel frattempo una segnalazione dei fatti alla commissione di disciplina".

"La prima preoccupazione - aggiunge nella nota l'Azienda - preso atto della sentenza del Consiglio di Stato, non ancora passata in giudicato, di cui sta approfondendo i contenuti e valutando le modalità di applicazione, la prima preoccupazione è sempre quella di garantire la qualità dei servizi, fondamentali per lo svolgimento della vita quotidiana dell’ospedale, che hanno una ricaduta concreta sul lavoro degli operatori e sulle prestazioni offerte ai cittadini. Qualunque azione dovrà perciò necessariamente tenere in massima considerazione gli effetti della non prevedibile emergenza Covid e la prosecuzione degli standard qualitativi richiesti in un appalto per molti aspetti innovativo".

"L’emergenza Covid - conclude - ha comportato e comporterà profondi cambiamenti nell’organizzazione ed erogazione dei servizi e nella gestione dell’ospedale non immaginabili prima, pertanto sarà necessario valutare il contesto e le modalità del subentro. In riferimento a ciò non si può escludere la necessità del ricorso di ottemperanza al Consiglio di Stato".

Il 24 agosto Coopservice, inoltre, "ha intimato all'Azienda Ospedaliero Universitaria di Bologna di non rendere operativo il subentro della concorrente prima della conclusione delle azioni legali che sta intraprendendo".

L'azienda, segnala infine di aver affidato l'appalto in virtù di una sentenza favorevole del Tar e di una ordinanza del Consiglio di Stato stesso, del 31 gennaio 2020, che da un primo esame "non aveva ritenuto accoglibile la richiesta di Rti Rekeep".

 

 

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