Hub Bologna via Mattei, palpeggiò bambina. Arrestato

Il caso avvenuto prima della chiusura. Lui ha 17 anni, lei tre: entrambi stranieri

Polizia

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Bologna, 24 giugno 2019 – L’ha attirata nella trappola con la scusa più banale, poi ha allungato le mani contro il suo minuscolo corpicino di bambina. Tre anni appena. Una scena drammatica, denunciata all’interno dell’hub regionale per migranti di via Mattei, che dal 12 giugno, su decisione del prefetto Patrizia Impresa, è stato liberato per consentire l’avvio dei lavori di manutenzione straordinaria. E i fatti della presunta violenza, hanno portato la procura dei minori ad emettere un fermo di indiziato di delitto nei confronti di un giovane straniero di 17 anni, attualmente rinchiuso nella comunità ministeriale di via del Pratello in attesa della decisione del riesame, richiesto dal suo avvocato, sulla misura cautelare.

Atti sessuali. Una vicenda, avvenuta circa un mese fa, che – secondo diverse indiscrezioni – avrebbe portato ad un’accelerazione dello stop temporaneo dell’edificio. Il ragazzo, che da qualche tempo era all’hub, deve rispondere di atti sessuali sulla bimba straniera, anch’essa ospite in via Mattei assieme alla giovane madre. Sarebbe stata proprio la piccola vittima, poco dopo gli abusi, a far capire in qualche modo tutto alla mamma.

Sporcizia e immondizia all'interno dell'hub
Sporcizia e immondizia all'interno dell'hub

Dalla donna, poi, è scattato l’allarme ai gestori del centro, i quali, a loro volta, hanno informato il prefetto e il caso è finito immediatamente sul tavolo del procuratore Silvia Marzocchi, titolare del fascicolo, e della polizia. Proprio questo gravissimo episodio, torna ad accendere i riflettori sul centro per immigrati, dove, due settimane fa, ha messo in primo piano la necessità di trasferire i 160 richiedenti asilo ospitati. Scatenando una bufera con protagonisti la Prefettura e il Comune, poi l’intervento durissimo del ministro dell’Interno Matteo Salvini. L’hub di via Mattei, ha tuonato il leader del Carroccio, è «più simile a una stalla che a un centro dove ospitare anche donne e bambini».

«Stalla». Le immagini dall’interno – alcune pubblicate giorni fa dal Carlino – hanno evidenziato immondizia e piccioni ovunque, bagni alla turca intasati, che non tiravano più l’acqua, e riversavano i liquami sul pavimento. Poi materassi di gomma piuma macchiati, anche di sangue. Camerate lugubri e in condizioni igieniche tutt’altro che salubri, spacciatori che spesso vi trovavano riparo per dormire, fino ai mezzi ricettati. Più volte gli stessi operatori avevano chiesto l’intervento di polizia e carabinieri per far fronte alle difficoltà di gestione della piccola ‘città’. Una situazione diventata del tutto insostenibile, che ha portato così alla decisione di chiuderla temporaneamente – nell’estate 2016, nei giorni dell’emergenza sbarchi, arrivò ad ospitare oltre mille persone – per mettere in piedi il maxi cantiere, con il conseguente trasferimento di tutti i suoi 160 ospiti.

Migration

Settembre. Il centro, ha chiarito nei giorni scorsi il prefetto, dovrebbe riaprire come Cas (accoglienza straordinaria), a fine settembre, e con una capienza massima di 200 posti. Durante i giorni dell’emergenza di tre anni fa, l’hub diventò un punto di attrazione per malintenzionati di ogni tipo, con risse continue e proteste degli ospiti per i tempi lunghi e le condizioni di vita critiche. Ora una nuova gravissima ombra scende sulla struttura, un episodio che potrebbe aver portato ad una brusca accelerazione della chiusura. E nuove polemiche spuntano all’orizzonte.

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