Bambini morti Bologna, un mistero senza soluzione

La Procura è pronta ad archiviare l’inchiesta sul padre per mancanza di elementi. I bimbi, 10 e 14 anni, erano precipitati dall’ottavo piano

La polizia davanti al palazzo di via Quirino di Marzio

La polizia davanti al palazzo di via Quirino di Marzio

Bologna, 12 novembre 2019 - La caduta dall’ottavo piano del palazzo di via Quirino di Marzio, alla Barca, dei fratellini Benjamin e David, 10 e 14 anni, sarebbe stata del tutto accidentale. Una scivolata di uno dei due (FOTO), seguita dal successivo disperato tentativo di aiuto da parte dell’altro. O, peggio ancora, un maledetto gioco finito nella maniera più terribile.

E ora, dopo oltre sette mesi di indagini, la Procura è pronta ad archiviare le accuse rivolte al padre dei fratellini, Heitz Nathan Chabwore, operatore socio sanitario di 43 anni e di origini kenyote, indagato per istigazione al suicidio. Contro di lui, infatti, il pubblico ministero Tommaso Pierini e i poliziotti della Mobile e della Scientifica, da indiscrezioni emerse, non avrebbero trovato elementi da contestargli in un eventuale futuro giudizio. Nessuna responsabilità, insomma, nel volo mortale di 28 metri dei suoi figlioletti, avvenuto poco prima delle 11 del 23 marzo scorso. "Non sappiamo nulla ancora, aspettiamo gli atti – l’unico commento arrivato dall’avvocato Roberto Giorgi Ronchi – poi tireremo le somme. Ovviamente anche il nostro auspicio è che tutto venga archiviato".

Quella di Heitz Nathan Chabwore, come aveva precisato nell’immediatezza anche il procuratore capo Giuseppe Amato, era stata un’iscrizione tecnica, tesa cioè a permettere all’indagato di partecipare all’esame autoptico. I consulenti della Procura, Guido Pelletti e Sabino Pelosi, tra le altre cose, erano chiamati a stabilire la possibile presenza di lesioni pregresse sui corpi dei bambini. Elemento escluso dai due medici legali i quali hanno poi confermato come le lesioni riscontrate su Benjamin e David, sarebbero compatibili con la caduta dal terrazzo e con l’impatto al suolo. 

Quel sabato mattina, David e Benjamin erano in casa con il papà, mentre la mamma era al lavoro nel suo salone di parrucchiera, con i bimbi più piccoli, di 6 e 2 anni. Intorno alle 10.20, alcuni vicini di casa sentirono due tonfi, a distanza di un po’ di secondi l’uno dall’altro. E trovarono nel cortile del palazzo, al civico 14, i due corpi. Nessun urlo, secondo quanto era emerso, aveva preceduto i rumori. I genitori dei fratellini, lo stesso giorno, erano rimasti in questura per ben nove ore, con il padre pronto a ripetere sempre la stessa versione agli inquirenti: "Ero in bagno a fare la doccia, non ho sentito nulla: mi ha avvertito una vicina". 

Prima della caduta, l’uomo aveva sgridato i figli perché, mandati a fare la spesa, avevano fatto un po’ di cresta sul resto. Anche il giorno prima David era stato rimproverato, per il furto di un cellulare a scuola. Così, il padre aveva chiuso la porta di casa ed era andato a farsi la doccia. Da quel momento in poi il vuoto. Benjamin e David avevano tentato di fuggire di casa, scavalcando il balcone per raggiungere quello del vicino? Uno dei due, arrabbiato o per senso di colpa, aveva spinto il secondo per poi seguirlo nel volo? O, peggio ancora, a farli cadere era stato un gioco mortale? Domande che rimarranno senza risposta. Con una verità precipitata per sempre per 28 metri con quei due corpicini.

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