Sono ancora sconvolto per ciò che è accaduto a Bruno Ansaloni, l’agricoltore che ha perso la vita perché la sua auto, a San Matteo della Decima, è stata centrata da quella condotta da uno spacciatore di droga marocchino in fuga dai carabinieri con altri due giovani a bordo. Non è possibile che accada una cosa del genere. Spero davvero che lo spacciatore stia in carcere con il massimo della pena. Ma ho poche speranze.
Gaetano Pasini
Risponde Beppe Boni
Per ora il giovane è in carcere, accusato di omicidio stradale e speriamo che ci rimanga per un bel pezzo. Il povero Bruno Ansaloni ha lasciato la sua vita sulla strada. La moglie, che era alla guida quando la loro vettura è stata tamponata dalla Bmw dello spacciatore, è ricoverata in ospedale ma se la caverà. Come in altri casi, quando qualcuno cerca di fuggire all’alt dei carabinieri o della polizia, ha qualcosa da nascondere. Chi non ha nulla da temere si ferma e si sottopone ai controlli. Male non fare, paura non avere, recita un vecchio adagio di paese. In casi come quello del povero Ansaloni non deve esistere pietà giudiziaria e vanno applicate tutte le aggravanti possibili allo sciagurato che ha provocato l’incidente. Qui sì che la severità deve essere massima, non quando uno si mette al volante dopo aver bevuto una birra e si vede ritirare la patente per mesi solo per aver sforato di poco i parametri dell’etilometro. Uno sconfinamento formale che spesso nella realtà dei fatti non contempla riflessi annebbiati. La famiglia del giovane arrestato si è dimostrata collaborativa. Ma pure lei esce devastata da questa storia.
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