Covid Bologna: infermiere guarito dona plasma ai malati

Francesco Aiello, 26 anni: "Quando ero in quarantena ho pensato di rendermi utile con un gesto semplice"

Francesco Aiello durante la donazione di plasma

Francesco Aiello durante la donazione di plasma

Bologna, 19 marzo 2021 - La terapia con il plasma iperimmune, grazie ai donatori guariti dal Covid, è ormai una realtà.

"Fino alla scorsa settimana abbiamo raccolto in tutta la Regione 156 sacche. Solo a Bologna si sono presentati, con grande disponibilità, 480 donatori, ma non tutti hanno le caratteristiche giuste, a partire dal titolo di anticorpi specifici utili a neutralizzare il virus. Sono test che facciamo dopo il prelievo. Comunque – precisa Vanda Randi, direttore del Centro regionale sangue e del servizio trasfusionale metropolitano dell’Ausl – noi mettiamo a disposizione dei clinici le unità raccolte con titolo alto, mentre una parte a titolo più basso viene congelata e stoccata per la produzione di immunoglobuline specifiche destinate ai malati di Covid. Quindi, lavoriamo per due obiettivi".

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Tra chi si è fatto avanti e ha bussato alle porte del centro trasfusionale del Maggiore, c’è anche un infermiere di 26 anni, Francesco Aiello, che l’altro giorno ha steso il braccio pensando, con generosità, di poter offrire una chance in più ai contagiati dal Coronavirus. Quando ha deciso di diventare donatore di sangue? "A 18 anni. Forse perché avevo in casa l’esempio di mio padre – riflette Francesco – , anche lui donatore, ho iniziato anche io. A un certo punto ho fatto anche il volontario sulle ambulanze: ho sempre creduto nell’aiuto reciproco. Così, alla fine, compiere questo gesto mi è sembrato quasi naturale. E mi sono iscritto all’Avis". Poi è diventato infermiere? "Sì. Il campo medico mi ha sempre affascinato, fin da bambino. Infermieristica era un modo per avvicinarmi a questo settore. Dopo la laurea, per completare gli studi ho sentito il bisogno di iscrivermi anche a Fisioterapia e così ho portato a termine il secondo percorso triennale". Nel frattempo, con che frequenza andava a donare il sangue? "All’inizio ogni tre mesi. Poi, però, visto che il mio gruppo sanguigno è AB negativo, ossia sono un donatore universale per chi riceve il plasma, i medici mi hanno chiesto se ero disposto a donare il plasma più spesso, anche una volta al mese". La risposta non si sarà fatta attendere? "Non ci ho pensato neppure un minuto e ho aderito immediatamente. Così ho già superato la trentesima donazione, anche se a volte, magari dopo un viaggio o per altri motivi, i tempi si allungano per rispettare i protocolli di sicurezza. E in alcune circostanze gli specialisti, dopo i necessari controlli periodici, mi chiedono di sottopormi alla donazione di sangue intero per riequilibrare i valori". Come è entrato a far parte dei candidati per il plasma iperimmune? "A febbraio sono stato colpito dal Covid, me ne sono accorto solo grazie ai tamponi di routine a cui veniamo sottoposti, perché ero asintomatico. Sono un libero professionista e collaboro con varie strutture sanitarie e quindi, quando sono rimasto bloccato in casa, in quarantena, ho pensare che potevo farmi avanti anche per il plasma, con l’intento di dare una mano a chi è ora sta male a causa del Coronavirus. È un gesto piccolo, ma spero che possa essere utile". Sa già quanti contagiati riceveranno il suo plasma? "No. Tra l’altro, non so neppure se il titolo anticorpale sarà sufficiente per essere efficace ai fini della terapia. Naturalmente, spero che sia sufficientemente elevato, in modo che possa contribuire alla guarigione dei contagiati. I test non sono ancora conclusi. Però di una cosa sono soddisfatto". Quale? "In questi anni di donazioni, mi è stato detto che in genere le mie sacche vengono utilizzate nelle neonatologie per i bimbi prematuri".  

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