"Nessuna diffamazione contro Giovannini"

Il caso dei tabulati sui cellulari dei giornalisti: l'ex procuratore chiedeva 80mila euro di danni. Respinta la richiesta di risarcimento fatta al cronista. L’avvocato Carboni: "Valuteremo l’appello, per noi il reato c’era"

L’ex procuratore Valter Giovannini, in pensione da pochi mesi

L’ex procuratore Valter Giovannini, in pensione da pochi mesi

Bologna, 7 maggio 2021 - Non era calunnioso, né diffamatorio l’esposto presentato dal giornalista del Carlino Enrico Barbetti contro l’ex procuratore Valter Giovannini. Lo ha stabilito ieri, in primo grado, il giudice Martina Marinangeli del tribunale di Ancona che ha respinto le richieste del magistrato, ora in pensione, condannandolo al pagamento di oltre 6mila euro di spese legali.

Il processo, in sede civile, era nato dalla richiesta di un risarcimento di 80mila euro che Giovannini chiedeva al cronista, ritenendo lesive le affermazioni rese da Barbetti nel corpo di un esposto presentato a dicembre del 2017. Nel quale il giornalista, assistito dagli avvocati dell’Aser Alberto Piccinini e Mara Congeduti con il collega Mauro Buontempi di Ancona, chiedeva di far luce sulla legittimità dell’acquisizione, da parte del magistrato, dei tabulati telefonici suoi e di altri colleghi nell’ambito dell’inchiesta Faac, in cui i giornalisti non erano né indagati, né in contatto con indagati. Tabulati fatti allo scopo di "individuare le fonti di informazione, potendo da esse ricostruire meglio qualche contorno della complessa vicenda d’indagine", come scritto dallo stesso Giovannini. La vicenda era emersa a ottobre 2017, riportata da articoli di stampa. E l’Aser aveva chiesto chiarimenti alla Procura, su un fatto ritenuto lesivo per la libertà di informazione e per il diritto alla tutela delle fonti. Ne era scaturito un procedimento a carico del magistrato, poi archiviato. Barbetti, nell’esposto indirizzato a Ministro della Giustizia, Procura Generale in Cassazione, C.S.M., Procura Generale in Corte di Appello e Procura di Ancona, formulava il sospetto, sulla base di quanto riferito da fonti confidenziali, di ulteriori controlli sui tabulati dei cronisti oltre a quelli già emersi, chiedendo di verificare tale ipotesi e la legittimità dell’operato del procuratore aggiunto. Affermazioni ritenute lesive dal magistrato, che, rappresentato dall’avvocato Riccardo Carboni, aveva citato a giudizio il giornalista, per calunnia e diffamazione. Il giudice del tribunale di Ancona, competente sulle cause che coinvolgono magistrati bolognesi, si è però espressa rigettando, in toto, le accuse al cronista. Sul fronte della calunnia, è da "escludersi la ricorrenza di condotte sussumibili nel reato di calunnia tenuto conto che l’esposto presentato all’autorità giudiziaria non era sicuramente volto ad incolpare di un reato chi il Barbetti sapeva essere innocente", scrive il giudice.

Che, sulla accusa di diffamazione, conclude che il reato "non potrebbe essere sussunta nell’ipotesi della diffamazione in quanto discriminata dall’esercizio diun diritto". Ovvero, "la libertà di parola, senza la quale la dialettica democratica non potrebbe realizzarsi". "Questa è una vittoria su tutta la linea che crea un importante precedente sul fronte della libertà di stampa", ha commentato l’avvocato Piccinini. "Le sentenze non si discutono – sono invece le parole dell’avvocato Carboni – il dottor Giovannini provvederà a pagare le spese legali e si riserva di fare appello. Per noi le affermazioni che parlano di una ‘rete di fedelissimi’ creata dal mio assistito in seno alla Procura, erano e restano lesive".

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