Festini Villa Inferno a Bologna, la ragazzina "Ero ingenua e vulnerabile"

Sesso e droga, lo sfogo della vittima: "Loro mi dicevano: ti voglio bene. Ma quando si facevano di coca perdevano la testa, mi spaventavano"

Lei aveva 17 anni, gli orchi oltre quaranta

Lei aveva 17 anni, gli orchi oltre quaranta

Bologna, 3 settembre 2020 - È in spiaggia, Marta (nome di fantasia per tutelarne l’identità, in quanto parte offesa), a godersi l’ultimo sole dell’estate. E a staccare la mente dai presunti orrori di Villa Inferno, la casa a Pianoro (foto) in cui si sarebbero tenuti festini a base di cocaina e sesso, talvolta anche con minorenni. Come nel suo caso: aveva 17 anni. «Ma ne ho compiuti 18 durante il lockdown», precisa. «Si sono approfittati di me, di un periodo difficile della mia vita – racconta –. Io mi sentivo sola dopo un brutto trauma, ero insicura e confusa. Loro mi hanno detto di volermi bene. A chi dice che me la sono cercata, rispondo: ero ingenua e vulnerabile, mi sono lasciata incantare da chi diceva che per me ci sarebbe sempre stato».

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Dalle accuse di Marta e dalla denuncia di sua madre, preoccupata per le continue assenze anche di settimane della figlia che poi tornava «completamente fatta», è partita l’inchiesta (video) che, dopo le indagini partite dei carabinieri della Stazione Bologna e coordinate dal sostituto procuratore Stefano Dambruoso, ha portato all’esecuzione di sette misure cautelari nei confronti di altrettanti uomini della ’Bologna bene’, su disposizione del giudice per le indagini preliminari Letizio Magliaro. Uno di loro, l’imprenditore edile proprietario della cosiddetta Villa Inferno, Davide Bacci, è in carcere; altri due, il cesenate Fabrizio Cresi e il capo ultras della Virtus Luca Cavazza, sono ai domiciliari. Altre quattro persone hanno ricevuto l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria; le accuse sono, a vario titolo, di induzione alla prostituzione minorile, spaccio e (per Bacci e l’indagato P.R.) produzione o diffusione di pornografia minorile

«Dopo che ho saputo degli arresti, stamattina dai giornali (ieri, ndr), ho deciso di restare al mare un altro po’, in accordo con i miei genitori. Per attendere che le acque si calmino e per non ripercorrere quei momenti». Da ottobre 2019 a marzo scorso, Marta ha frequentato il giro di 'Villa Inferno', così soprannominata da chi partecipava alle feste lì ospitate. Secondo le accuse, avrebbe fatto sesso con gli odierni indagati in cambio di denaro o cocaina. «No, di denaro no», specifica la ragazza. «Nessuno mi ha mai offerto soldi, anzi: il dettaglio dei 300 euro e dei soldi per la manicure mi ha fatto quasi ridere, non so da dove salti fuori. Non ero una disperata, ma ero solo dipendente dalla cocaina, quello sì. E loro me la davano, ma non era esattamente uno scambio – specifica –: dopo che l’avevano assunta però perdevano la testa. Mi spaventavano, mi mettevano in soggezione. Per questo, non sempre sono riuscita a dire di no». 

Ha pagato caro il prezzo per staccarsi dal giro vizioso, racconta: «Era diventata una dipendenza. Quando mia madre ha scoperto tutto, ho avuto un attacco di panico: è stato necessario ricoverarmi per una settimana in Psichiatria. Poi, grazie anche al prezioso aiuto dei miei genitori, con cui finalmente sono riuscita a confidarmi e a ricostruire un bel rapporto, ne sono uscita. Da mesi – prosegue – non vedo quegli uomini, che mi fanno ribrezzo. Penso che molti mi odieranno per avere denunciato, ma credo sia stata la cosa giusta: ora voglio vivere da adolescente, finire il liceo e magari andare a studiare moda a Milano. Voglio ritrovare la vita che questa storia mi ha tolto».

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