Hub Bologna via Mattei, com'era l’ex Cie tra immondizia e piccioni

Le foto della struttura e cinque anni di cronaca

Sporcizia e immondizia all'interno dell'hub

Sporcizia e immondizia all'interno dell'hub

Bologna, 15 giugno 2019 - Immondizia e piccioni ovunque, bagni alla turca che, intasati, non tiravano più l’acqua, riversando i liquami sul pavimento; materassi di gomma piuma sporchi e macchiati, anche di sangue. Bastano le fotografie a immortalare l’accoglienza che, per mesi, è stata offerta agli ospiti dell’hub di via Mattei (foto). La struttura, che da tre giorni è stata liberata per consentire l’avvio dei lavori di restauro, è vigilata da passaggi frequenti di polizia e carabinieri, tesi a impedire che qualcuno colga l’occasione per compiere atti vandalici od occupare l’area. La necessità di trasferire i circa 160 richiedenti asilo che attualmente vivevano nel Centro Mattei ha scatenato una polemica che ha visto prima da un lato la Prefettura e il Comune; poi, anche l’intervento del ministro dell’Interno Matteo Salvini, che ha definito l’ex Cie «una stalla».

Sporcizia e immondizia all'interno dell'hub
Sporcizia e immondizia all'interno dell'hub

Al di là della politica e delle considerazioni del giorno dopo, quello che va raccontato dell’hub di via Mattei sono cinque anni di cronaca che spesso, con l’accoglienza, intesa in senso lato, non solo come un tetto sulla testa e un pasto, hanno avuto poco o nulla a che fare. Una cronaca che inizia a luglio del 2014, quando il Cie cambia faccia, apre le porte e diventa centro di prima accoglienza. Una mutazione che coincide con l’aumento degli sbarchi a sud Italia e che porta nella struttura di via Mattei bus carichi di migranti con cadenza quasi giornaliera. Nei giorni dell’emergenza dell’estate 2016, le tende coprono completamente il cortile dell’hub. Perché la struttura, da una capienza limite di 600 ospiti, arriva ad accogliere oltre mille persone.

E in quel caos, ovviamente, i tempi burocratici per le richieste di asilo si dilatano. E succede che l’hub diventa un punto di attrazione per malintenzionati di ogni tipo che ne fanno una ‘riserva’ dove attingere per trovare nuove leve per lo spaccio e la prostituzione. Questo accade fuori, appena oltre i cancelli. Ma dentro non è che le cose vadano molto meglio. Le risse si susseguono, le proteste degli ospiti, anche per i tempi lunghi e le condizioni di vita, scendono fino in via Mattei (foto), occupando la strada. Il malcontento, la frustrazione dei migranti, stipati in camerate bollenti d’estate e gelide d’inverno, costretti per mesi senza uno status che permetta loro di andarsene senza essere dei fantasmi, è palpabile.

Migration

Poi pian piano l’emergenza rientra e i numeri degli ospiti tornano a essere gestibiliQuesto, però, non significa miglioramento delle condizioni igieniche all’interno dell’ex Cie. Come vanno le cose, lo raccontano gli stessi migranti agli anarchici in presidio fuori dalla struttura di via Mattei a dicembre scorso: «All’interno della struttura fa molto freddo, i bagni sono in condizioni pessime e le stanze dove dormono più di 40 persone sono invase da blatte», scriveranno poi i partecipanti all’iniziativa nel resoconto sul sito d’area ‘Round-Robin’. Non proprio una testimonianza ‘salviniana’, insomma, ma le parole usate per descrivere il Centro Mattei poco si discostano dall’immagine della stalla evocata due giorni fa dal ministro dell’Interno. Una stalla dove, curiosità per concludere, spesso la notte trovavano riparo pure spacciatori e pregiudicati. Alcuni ‘abusivi’, altri residenti ‘in regola’. Come il libico di 32 anni arrestato il 9 giugno per furto in via Larga, e dopo la convalida messo all’obbligo di firma, che adesso è stato trasferito assieme agli altri migranti.

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