FRANCESCO MORONI
Cronaca

I ragazzi coinvolti negli scontri. Lepore, appello ai futuri italiani: "Vengano in Comune a parlare"

Il primo cittadino invita i figli di immigrati che hanno partecipato alla guerriglia di sabato scorso "Importante instaurare un rapporto con loro, bisogna evitare che vengano strumentalizzati" .

Giovani in guerriglia sabato notte

Giovani in guerriglia sabato notte

Il sindaco ha invitato i giovanissimi protagonisti delle violenze in Comune. Non gli anarchici o i collettivi habitué degli scontri, ma piuttosto gli studenti di Medie e Superiori, gli stranieri di seconda generazione nati in Italia che hanno dato vita a una saldatura con gli antagonisti. Perché, secondo Matteo Lepore, bisogna "lavorare attorno alle nuove generazioni provenienti da famiglie di origine straniera, proprio per evitare che possano cadere in strumentalizzazioni, in proselitismo, in azioni violente collegate ad altre fazioni".

"Nei prossimi giorni ci sarà un invito da parte nostra per venire a Palazzo d’Accursio e incontrarci – dice Lepore –: penso sia importante parlarsi per capire che cosa si vuole fare in questa città". E ancora, insiste il sindaco: "Abbiamo iniziato il nostro mandato affrontando il tema con l’impostazione dello ius soli. Credo che questa questione sia molto rilevante: riguarda i ragazzi che hanno famiglie di origine straniera come gli italiani, perché il mondo giovanile è tirato da tutte le parti. Le nostre piazze sono piene di manifestazioni dove si usano parole forti per provare a convincere i più giovani ad aderire a cause che si ritengono giuste, noi dobbiamo impegnarci per costruire con loro un dialogo costruttivo. Ho visto immagini di ragazzini, forse bambini, che avevano dei fumogeni in mano e portavano degli striscioni. Alcuni è probabile che siano stati coinvolti negli scontri. C’è stata una commistione molto forte fra ragazzi di origine straniera, italiani, universitari, realtà più antagoniste: questo scenario preoccupa. Credo che dobbiamo confrontarci, trovare una strada comune, perché non basta solo la repressione: a forza di fare il volto scuro si finisce per essere deturpati, non risolvere i problemi".