Igor il russo, la rivelazione: "Ecco come è fuggito in Spagna"

Aiutato a fuggire da un trafficante di droga. A maggio un detenuto marocchino mise gli inquirenti sulle tracce del killer di Budrio

Norbert Feher, alias Igor il ‘Russo’

Norbert Feher, alias Igor il ‘Russo’

Bologna, 19 maggio 2018 - “Buongiorno. So in che Paese è Igor, so in che casa è, so i nomi dei passaporti con cui va in giro, so chi glieli ha fatti e so chi è si è preso la briga di farlo scappare da Ferrara”. O meglio, dalla zona rossa tra il Mezzano e Molinella da cui il killer serbo Norbert Feher, 37enne di Subotica – è riuscito a esfiltrare facendosi beffa degli inquirenti. Ma quella lettera, inviata ad agosto da un detenuto marocchino del carcere di Biella ai carabinieri del comando provinciale di Ferrara, è stata determinante nell’indirizzare le indagini sulla pista spagnola che ha preso, con il tempo, quota.

In Spagna, era noto ormai da tempo, Igor era già stato più volte in passato. Là si trovava pure un suo vecchio compagno di cella italiano. E la lingua, per il serbo, non era certo un problema. Mancavano, però, piste concrete, luoghi da sorvegliare, soggetti da monitorare. Quelli, appunto, che di lì a poco sarebbero arrivati grazie al racconto del detenuto, confluito nell’informativa finale.

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Il 25 agosto, infatti, dopo solo tre giorni dall’aver ricevuto quella lettera scritta grazie alla traduzione fatta da un altro detenuto, gli inquirenti erano già a Biella a sentire ‘cantare’ il marocchino. Lo stesso avrebbero fatto altre due volte nei mesi a seguire. “Sono sicuro che si tratta della persona che ricercate perché ho riconosciuto la foto al telegiornale (...). Voglio che venga fermato, che non uccida più persone”, ha subito premesso il marocchino che ai carabinieri ha raccontato di aver conosciuto Igor a Marbella agli inizi del 2016, tramite M., un marocchino amico comune.

“Tramite mia moglie che abita a Malaga e che è venuta a trovarmi in carcere – ha riferito agli inquirenti nel corso della sua escussione a sommarie informazioni – sono venuto a conoscenza che M., proprio nel periodo in cui voi cercavate Igor, è partito da Malaga dove abita ed è venuto in Italia. E presumo sia venuto ad aiutare Igor a lasciare il Paese”. Ma c’è di più. Perché ai carabinieri il detenuto ha detto di essere certo pure del luogo fosse stato nascosto. “Si trova in Spagna a Mijas Pueblo e ritengo che abbia i documenti con il nome del proprietario dell’Audi A4”, con la quale il detenuto fu fermato a Milano, in un controllo stradale, un anno prima. Dubbi, al riguardo, non ne ha:“«Il mio amico M., che è lui che fa i documenti falsi, ha aiutato Igor a trovare una casa in quel paese, in Spagna”.

L'ARRIVO IN ITALIA
L'ARRIVO IN ITALIA

E in tasca il serbo, “oltre a utilizzare il passaporto francese con il nome del proprietario dell’Audi A4, ha anche un passaporto belga”, che lo stesso detenuto marocchino aveva nascosto, mesi prima dei fatti di Budrio, per un paio di giorni nel suo zaino: la consegna era prevista proprio la sera in cui furono fermati per un controllo a Milano. Ma cosa legava Igor a M.? Traffici. Di droga, di oggetti da ricettare e di clandestini. M. e il marocchino del carcere biellese avrebbero incontrato, nell’estate 2016, un paio di volte Igor alla stazione di Bologna. “M. comprava degli orologi di lusso tipo Rolex direttamente da Igor – ha detto – che gli vendeva anche dell’oro. M. si approfittava di Igor perché sapeva che Igor si fidava molto di lui”.

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