
Stefano Tedeschi all’interno del celebre ristorante ’Diana’: un pezzo di storia della città
Il Diana, tempio della gastronomia cittadina, è vicino alla vendita. La trattativa c’è, ma la cessione non è ancora ufficiale. Stefano Tedeschi, arrivato a 70 anni, ammette che sta lavorando per cedere il famoso ristorante.
Un pezzo di storia, ai cui tavoli si sono seduti vip nostrani, da Lucio Dalla a Gianni Morandi e Luca Carboni, ma anche sovrani, grandi registi come Pupi Avati e Federico Fellini che disegnava sui tovaglioli, politici come Sandro Pertini e il bolognese Pier Ferdinando Casini.
Tedeschi – che è anche presidente della Fortitudo – in verità, è da tempo che sta vagliando proposte per cedere il celebre locale che dal 1909 tiene alta la tradizione tra lasagne, tortellini e carrelli di bolliti: "Finché non firmo dal notaio preferisco mantenere il riserbo… in tanti mi hanno fatto proposte. Ora, sì, c’è un trattativa, ma se andrà a buon fine ci vorranno ancora un mese o due per concludere il passaggio di proprietà".
Il patron del ‘Diana’ – che quando riaprì le cucine, dopo il momento peggiore del Covid, dedicò il nuovo corso al suocero Ivo Galletti, fondatore dell’Alcisa e titolare del locale, scomparso a 100 anni nell’agosto 2020 – preferisce la cautela. E fissa l’orizzonte del nuovo corso entro marzo. Se tutto andrà bene, a prendere la guida del ’Diana’ dovrebbe essere la società che gestisce alcuni celebri locali della città: la Taverna del Postiglione, Nonna Gigia e Ittico. Tra i soci, ci sono il ristoratore Marco Menzani, che sta portando avanti la trattativa, e il collega Roberto Bugamelli, già titolare con la sua famiglia del Biassanot. La proposta della nuova cordata di imprenditori-ristoratori convince Tedeschi: "Ciò che mi interessa davvero è che chi acquista il ristorante porti avanti la tradizione bolognese".
Il Diana aprì nel 1909 al numero 24 di via Indipendenza. Nel 2018 il trasloco in via Volturno.
Si sprecano le foto d’epoca che raccontano di un tempo in cui, dopo gli inizi da caffè, al Diana entrò per la prima volta Eros Palmirani, semplice commis di sala nel 1959, poi direttore e proprietario che nel 1985 rilevò il locale in società con Ivo Galletti. Nel luglio 2018, il restyling del Diana con ingresso non più su via Indipendenza, ma in via Volturno e l’addio a una cinquantina di coperti. Due anni dopo l’addio di Palmirani e la gestione del solo Tedeschi. Restano mitiche le parole di Palmirani, quando venne annunciato il nuovo corso: "Il Diana è come il Nettuno, l’amico tornerà, ma con un abito tutto nuovo per continuare a leccarsi i baffi. Dopo 110 anni di storia, cascasse il carrello, il Diana non è bollito".
Rosalba Carbutti