GABRIELE MIGNARDI
Cronaca

La decrescita felice dei maestri del bonsai

Il club che ha sede a Monteveglio riunisce gli appassionati bolognesi dell’antica arte orientale: alberi in miniatura che vivono per secoli

Volontari del Bologna bonsai club riuniti durante la mostra che si è tenuta alla Fiera di Bologna il mese scorso

Volontari del Bologna bonsai club riuniti durante la mostra che si è tenuta alla Fiera di Bologna il mese scorso

E’ tutta una questione di spazio e di tempo, di tanto tempo. Perché il bonsai, lo dice la parola, è un albero in miniatura che vive dentro un vaso, e per mantenerlo tale prima i cinesi e poi i giapponesi hanno messo a punto un’arte che consiste nel ridurre rami e radici per non farlo crescere oltre i confini del suo contenitore e di una chioma armonica. Il tutto ovviamente senza farlo morire. Anzi. Sarebbero molti i bonsai ultracentenari sopravvissuti al suo creatore e a svariate generazioni di eredi altrettanto abili. Tutto questo richiede cura. E dopo i maestri dell’Oriente pare che i più bravi dell’Occidente siano proprio gli italiani.

Lo sostiene Maurizio Toraldo, presidente dell’associazione Bologna bonsai club: sede principale nell’ex municipio di Monteveglio e spazio corsi al Circolo 2 agosto di via Turati, a Bologna. "Gli italiani possono vantare una lunga tradizione e sono apprezzati nel mondo. Ecco, difficile raggiungere la raffinatezza dei giapponesi, ma anche noi siamo capaci di piccole-grandi cose", dice il presidente, reduce dal successo della quarta mostra che si è svolta a Bologna Fiere. Scopo dell’associazione, una trentina i soci, tutti volontari, è quella di diffondere l’arte del bonsai, con rassegne, corsi e incontri gratuiti di avvicinamento, come quello che si è svolto il 28 dicembre nella sede di Monteveglio: "Abbiamo iniziato un vero e proprio corso-base in cinque lezioni. Ma facciamo anche incontri informali, gratuiti, per orientare chi pensa di impostare un bonsai – racconta il presidente –. Per iniziare a parlare di bonsai una pianta deve avere già diversi anni e un tronco importante. Io ho iniziato con olmi e tigli nati nel mio giardino. Ora i tigli formano un ‘boschetto’ fitto di minialberi che tengo in salotto".

Opera di pazienza, delicatezza e sensibilità alla quale Gianluca Gallo, 36enne ingegnere informatico che abita in un appartamento al primo pianto di un palazzo cittadino, si è avvicinato in tempo di Covid: "Ho una ventina di piante che tengo in parte nel terrazzo e in parte nel giardino condominiale, ma non sono ancora bonsai, hanno iniziato il percorso e serviranno anni per diventare tali. E’ un’arte lenta, di pazienza, ma mi aiuta molto anche a ‘staccare la spina’".

Gabriele Mignardi