
’Lazarus’, il sogno di Bowie all’Arena del Sole
Bologna, 23 aprile 2023 – È il regalo d’addio di David Bowie al mondo o meglio il testamento creativo di un artista ‘totale’. ‘Lazarus’, l’opera scritta dal Duca Bianco insieme al drammaturgo irlandese Enda Walsh, andò in scena a Manhattan il 7 dicembre 2015, un mese prima della sua morte. A un’edizione italiana di questo labirintico sequel di ‘L’uomo che cadde sulla terra’ Valter Malosti pensò subito.
Ci è riuscito adesso, otto anni dopo, e la sua regia dà un preciso segno alla sua direzione artistica di Ert, che dello spettacolo è coproduttore esecutivo. Oltretutto, proprio in questi giorni, Emilia Romagna Teatro, grazie ai suoi parametri, è stato riconosciuto dal Ministero primo Teatro Nazionale in Italia. Non poteva quindi capitare in un momento più felice l’arrivo all’Arena del Sole (dopo una serie di sold out in giro per l’Italia) di ‘Lazarus’ dal 26 al 30 aprile: un imponente allestimento (undici interpreti e sette musicisti) che vede Manuel Agnelli nei panni del protagonista, affiancato dalla cantautrice Casadilego e dalla coreografa e danzatrice Michela Lucenti. Diverse le iniziative a corollario delle repliche: venerdì 28 alle 18 all’Arena il sindaco Lepore, il direttore della Cineteca Farinelli, Malosti e Agnelli incontreranno il pubblico mentre il giorno successivo alle 17 regista e protagonista introdurranno al Lumière la proiezione di ‘L’uomo che cadde sulla terra’ in vista della retrospettiva dei film di Bowie.
Malosti, come si può si può definire ‘Lazarus’?
"È un’opera di teatro musicale in cui il testo teatrale innerva la grande forza emotiva della musica. Diciamo che è simile ad un’opera lirica contemporanea. È uno spettacolo trasversale, dove si intersecano danza, suono e videoarte secondo una cifra stilistica a me cara, che guarda a un pubblico appunto trasversale. Non si tratta di inventare escamotage per attrarre la gente ma di dare corso a un’idea consolidata nel teatro europeo".
È un’operazione adatta a un Teatro Nazionale come Ert?
"Perché non dovrebbe esserlo? I Teatri Nazionali sono forse soltanto musei di testi classici o contenitori esclusivi del contemporaneo? Credo che la ricchezza stia nella differenza. Del resto anche Strehler al Piccolo aveva affrontato a suo tempo ‘L’Opera da tre soldi’ e scritturato artisti come Milva e Modugno".
Si aspettava tutti questi esauriti?
"L’esito è sempre misterioso e nulla deve essere dato per scontato. Questo, poi, non è uno spettacolo commerciale ma un allestimento complicato da un punto di vista contenutistico. Ha funzionato il passaparola".
‘Lazarus’ arriva a fine cartellone. Come è andata la stagione dell’Arena?
"Abbiamo recuperato il sostegno del pubblico, le cui presenze si avviano a superare quelle del 2019. Dico spesso che bisogna instaurare con la gente una fiducia simile a quella che garantivano un po’ di tempo fa i cinema d’essai".
Cosa vedremo il prossimo anno?
"È ancora presto per dirlo ma di certo co-produrremo ‘Diari d’amore’ da Natalia Ginzburg che segnerà l’esordio di Nanni Moretti come regista teatrale. Accoglieremo anche il nuovo spettacolo dei Motus".
Si farà quest’anno il festival ‘Vie’?
"È una rassegna a cui tengo molto ma dobbiamo capire se sarà possibile o meno organizzarla. E, nel caso, quale formula adottare".
È difficile per un regista e attore come lei fare il direttore artistico?
"Lo è soprattutto per la responsabilità verso gli altri artisti. Cerco di seguire un turnover nelle presenze ma è sempre doloroso escludere chi non rientra nei piani".