CLAUDIO CUMANI
Cronaca

’Le serve’: in scena follia e delitto

Il dramma di Genet da giovedì all’Arena del Sole con Eva Robin’s nel ruolo della Signora e la regia di Cruciani

’Le serve’: in scena follia e delitto

Eva Robin’s scherza: "In un momento come questo, in cui il linguaggio è mutilato, dovremmo cambiare il titolo da ‘Le serve’ a ‘Le collaboratrici domestiche’". Battute a parte, è lei, icona queer per eccellenza, l’interprete, con Beatrice Vecchione e Matilde Vigna, del testo di Genet che torna di nuovo sui palcoscenici italiani. E il suo personaggio, la Signora, sottolinea in qualche modo, nella lettura registica di Veronica Cruciani, la questione di genere. Parte dal caso delle sorelle Papin, responsabili nel 1933 di un duplice omicidio nella famiglia di Le Mans dove erano domestiche, uno dei copioni teatrali più significativi e più rappresentati del ‘900. ‘Le serve’, appunto. L’autore francese scrisse questa commedia tragica 13 anni dopo, influenzato forse dagli studi che Jacques Lacan aveva pubblicato negli anni precedenti all’avvenimento.

Nel dramma teatrale le sorelle si chiamano Claire e Solange, sono al servizio di una Signora che odiano e che amano, vivono in un perenne stato di frustrazione e sognano di ucciderla, giocando fra realtà e finzione. Ne indossano gli abiti, ne imitano gli atteggiamenti, ne recitano la parte. Il rituale assurdo, a un certo punto, si spezzerà. Rappresentato per la prima volta nel ‘47 a Parigi con la regia di Louis Jouvet, il testo ha avuto in Italia innumerevoli versioni tra cui una storica nell’80 con Adriana Asti, Manuela Kustermann e Copi nei panni di Madame. Ora è Cruciani ad affrontare il capolavoro affidando il ruolo della Padrona appunto a Eva e quello delle ‘bonnes’ a Vecchione e Vigna.

Lo spettacolo, coprodotto da Ert, debutta in prima assoluta giovedì all’Arena del Sole, dove resterà fino a domenica prima di partire per una lunga tournée. La regista racconta che da almeno dieci anni lavora all’idea di questo allestimento per i tanti temi complessi che emergono dal testo. Intanto, c’è quello del ‘teatro nel teatro’ che mette a nudo la menzogna della scena, come già a suo tempo aveva colto Jean Paul Sartre. E altri punti centrali sono il capitalismo, la disparità sociale e il potere. "Claire e Solange – spiega Cruciani –, nell’ossessiva ripetizione dei gesti, vivono la rivoluzione dentro la loro fantasia e desiderano il potere in quanto unico modello loro presentato". Anche la questione di genere è , si diceva, un tema di riflessione. Perché la Signora è in realtà pure Signore, Madame e Monsieur si equivalgono. "Il potere va oltre il genere", dice Cruciani. Non sarà la tradizionale camera padronale ad ospitare la vicende. All’ingresso della Padrona, la scenografia fino ad allora avvolta nel nulla si trasformerà in una grande cabina-armadio. Spiega la regista: "È una sorta di spazio mentale dove dominano in una dimensione astratta il bianco, il blu, l’azzurro". "Porto la leggerezza e la soavità di un alto livello sociale – afferma Eva –. Sono come uno stuzzichino". Ognuna delle due sorelle, nel deserto della propria vita, si sente migliore dell’altra, vorrebbe essere diversa da quella che è e aspira a maggior potere. "La mia Claire – sostiene Vecchione – esiste solo se l’altra la riconosce". "Solange è attraversata – conferma Vigna – da un’ invidia parossistica". A quel rituale assurdo non si sfugge.