CHIARA GABRIELLI
Cronaca

Marea rosa in strada. La carica dei 5.000: "Nel nome delle donne che non hanno più voce"

Dai collettivi fino alle famiglie con bambini, il grande corteo: "Ci vogliamo vive, libere, arrabbiate: insieme siamo più forti". Cori contro Meloni e Israele. E in via Irnerio la scritta contro il patriarcato.

Dai collettivi fino alle famiglie con bambini, il grande corteo: "Ci vogliamo vive, libere, arrabbiate: insieme siamo più forti". Cori contro Meloni e Israele. E in via Irnerio la scritta contro il patriarcato.

Dai collettivi fino alle famiglie con bambini, il grande corteo: "Ci vogliamo vive, libere, arrabbiate: insieme siamo più forti". Cori contro Meloni e Israele. E in via Irnerio la scritta contro il patriarcato.

Un fiume in piena, a voce altissima, in nome di tutte quelle donne che della loro voce sono state private. Una marea rosa – cinquemila persone circa – invade le strade del centro e parte della Montagnola, per la giornata internazionale contro la violenza sulle donne celebrata ieri. Prima il ritrovo dei manifestanti in piazza VIII Agosto, con ’Tommasopercaso’ che ha riscalda i partecipanti con qualche canzone, poi i cori e la partenza del corteo, per via Irnerio, San Vitale, piazza Aldrovandi, per arrivare in piazza Maggiore. In strada, insieme, per "gridare basta", molti ragazzi e ragazze, famiglie e bambini ("Ho voluto fare io questo cartello, a scuola ci hanno parlato tanto della violenza sulle donne", spiega un bimbo mentre mostra orgoglioso la sua opera: "La violenza sulle donne deve finire"). "Siamo il grido altissimo e veloce di tutte quelle donne che più non hanno voce", l’urlo che viene ripetuto, per gran parte del corteo. A un tratto la folla si ferma e, al centro di via Irnerio, per terra, dipingono una grande scritta, a mo’ di segnaletica. “Disarmiamo il patriarcato”.

Moltissimi i cori e gli slogan per la Palestina e contro il governo israeliano e il governo Meloni: "Governo Meloni, nemico delle donne e delle libere soggettività". "Tra 29 femminicidi è Natale". "Parità e diritti sul posto di lavoro". "Se domani non torno, distrutti tutto". E ancora: "La violenza sulle donne avvelena il mondo", si legge sui numerosi cartelli. I manifestanti si siedono per terra, in strada, gridano contro il patriarcato, contro le violenze del mondo. "Per un mondo libero dalla guerra – dicono al microfono –. Quest’anno l’osservatorio di Non una di meno conta 106 femminicidi, transcidi e lesbicidi. Ci tormentano le vittime giovanissime, ci tormentano le morti che non vengono ascoltate: anziane, migranti e disabili. Ci vogliamo vive, libere, arrabbiate. Insieme siamo più forti. Ci volete vittime. Saremo marea". Le voci sono le più diverse – ragazzi e adulti, piccoli e anziani, diverse nazionalità – e, allo stesso tempo, parlano una sola lingua.

Tanti anche i movimenti scesi inpiazza, come il collettivo ’Cambiare rotta’(organizzazione giovanile comunista): "Questa giornata la dedichiamo a tutte le donne resistenti, come quelle palestinesi – spiegano al Carlino –. Non esiste l’emancipazione individuale, non è vero che ’una su mille ce la fa’. È sempre più facile vedere il collegamento tra la violenza sulle donne e quelle che si verificano nella società, che si imbarbarisce, i suoi valori sono tutti in crisi. Ma la verità è che Paesi che hanno guidato il mondo fino a oggi diventano sempre più poveri e questo si traduce in violenza sistemica. In guerra". Ieri, ’Cambiare rotta’, che nei giorni scorsi aveva dato vita al ’No Meloni day’, ha occupato un’aula del complesso di via Belmeloro, dedicando lo spazio alla militante palestinese Shadia Abu Ghazaleh. Occupazione che vuole essere "un gesto contro questo governo reazionario, nemico delle donne, degli studenti, dei giovani e delle fasce popolari".

Il traffico va in tilt e la polizia locale prova a gestire la circolazione in centro.