Mustafa Kia morto sullo slackline, parla l’amico. "Aveva dedicato la sua vita agli altri"

Il 36enne afgano, perseguitato e sfuggito ai Talebani, è morto in Trentino mentre praticava uno sport estremo appeso a una fune. Ricordo e cordoglio

Mustafa Kia, 36 anni, è morto ieri l’altro in un incidente durante uno sport estremo

Mustafa Kia, 36 anni, è morto ieri l’altro in un incidente durante uno sport estremo

Bologna, 4 luglio 202 2 - Una vita sospesa da quando aveva 15 anni. Fin da ragazzino Mustafa Kia – che di recente aveva deciso di farsi chiamare Sam , per "cancellare il suo passato da rifugiato", come racconta un suo amico –, 36 anni, si era dedicato alla sua passione.

Lo ’slackline’ , lo sport estremo che prevede di camminare sospesi nel vuoto, anche a centinaia di metri d’altezza, su una fettuccia tesa, che ha pure diverse varianti, tra cui lo ’swinging rope’: lanciarsi da una delle fettucce sospese e poi lasciarsi dondolare appesi a un’altra corda.

Una passione da brividi che, ieri l’altro sui Monti Lessini in Trentino, gli è stata fatale. "Sam era afgano, della minoranza hazara, perseguitata dai talebani. Perciò era fuggito in Europa, più di dieci anni fa. Prima in Svezia, poi in Italia, a Bologna", racconta il suo amico Pierluigi . Che lo ha conosciuto proprio quando Mustafa, appena arrivato in città, si trovava in un centro di accoglienza, in attesa dello status di richiedente asilo.

Morto facendo slackline, chi era il fotografo Mustafa Kia

"Gli avevano rubato la macchina fotografica, danno gravissimo dato che era un fotografo e videomaker – racconta –, e temeva per il suo pc. Così gli offrii casa mia, dato che io stavo per partire. Anche se poi ebbi dei ripensamenti: un rifugiato afgano in casa, cosa mi avrebbe fatto trovare?! E invece, al mio ritorno, trovai un regalo, una bella giacca, e una lettera di ringraziamento scritta di suo pugno".

Iniziò così una bella amicizia , costellata anche di progetti insieme: "Organizzammo uno spettacolo al teatro di San Lazzaro sulla cultura e le tradizioni hazare, con poeti e scrittori afgani" ricorda Pierluigi.

Mustafa-Sam si era poi iscritto all’Accademia delle Belle arti, aveva fatto il volontario per la Croce rossa e lavorava a diversi progetti di promozione sociale, collaborando con Ong e facendo formazione di fotografia e videomaking ad altri giovani rifugiati, come strumenti utili alla loro emancipazione in una terra straniera. Aveva collaborato a un documentario pluripremiato sull’emancipazione di un gruppo di donne afgane, girato da una regista italiana; aveva realizzato numerosi video e cortometraggi.

L’incidente di ieri l’altro sarebbe stato frutto di un errore umano dello stesso Kia, motivo per cui non sarà aperto un fascicolo dalla Procura trentina: il trentaseienne infatti, secondo i carabinieri intervenuti per i rilievi, avrebbe calcolato male la lunghezza della corda da cui doveva dondolare, scegliendone una lunga 70 metri, troppi rispetto al suo peso, che avrebbe pure agganciata troppo vicino alla parete rocciosa. E uno sport estremo di rado consente errori.

L’oscillazione della corda infatti è stata così troppo ampia: la seconda parabola è stata fatale all’atleta, schiantandolo con violenza contro la montagna. È bastato un colpo: Mustafa è rimasto appeso privo di sensi o forse già morto. Inutili le protezioni che indossava e pure l’intervento dei soccorsi. Il luogo in cui è accaduto l’incidente, i Denti della Sega di Ala, è molto frequentato dagli appassionati di slackline, tanto che ieri l’altro l’elicottero dei soccors i ha faticato a raggiungere il giovane afgano, dato che diverse fettucce tese nel vuoto ne ostacolavano le manovre aeree. Con una tragica coincidenza: Mustafa, assieme ad altri appassionati, si trovava lì per commemorare Matteo Pancaldi, il ventottenne bolognese morto il 29 giugno 2018 nello stesso luogo, in un incidente simile.

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro