Bologna, il padre del ladro ucciso a Bazzano. "L'ho scoperto dai social"

Ha effettuato il riconoscimento cadaverico del figlio Georgian alla Certosa: "Non sapevo fosse in Italia"

Georgian Ene, 32 anni, di Ianca (Romania) è stato ucciso tra il 4 e il 5 dicembre

Georgian Ene, 32 anni, di Ianca (Romania) è stato ucciso tra il 4 e il 5 dicembre

Bologna, 18 dicembre 2019 - Poche parole, in un italiano stentato. Un cenno del capo. "Sì, è lui". Scosso, ma senza versare una lacrima, papà Aurel, ieri nel primo pomeriggio, ha riconosciuto nel corpo disteso all’obitorio della Certosa suo figlio Georgian Ene di 32 anni. Ora, il giovane ladro romeno, ucciso con un colpo di pistola a Villa Gessa dal custode Stefano Natalini, ha un’identità. Papà Aurel è arrivato qualche giorno fa in Italia dalla cittadina di Ianca, in Romania, dove vive. "Ho scoperto che mio figlio era morto da Facebook, non sapevo neppure che fosse in Italia", ha raccontato, con l’aiuto di un interprete, al suo avvocato Pier Francesco Uselli. "Non so nulla di quello che è accaduto – ha detto ancora –. Alcuni amici di mio figlio mi hanno chiamato dopo aver letto sui social della tragedia e allora mi sono attivato, contattando il consolato". Ci sono voluti un po’ di giorni per riuscire a districarsi nella burocrazia, ma alla fine, ieri pomeriggio, il riconoscimento cadaverico è stato effettuato. LEGGI ANCHE - Ladro ucciso a Bologna, chi era la vittima Nel suo Paese, da quanto emerso, Ene aveva dei precedenti specifici ed era conosciuto alle forze di polizia locali. "La famiglia aspetta di capire come si svilupperanno le indagini per decidere cosa fare", ha spiegato l’avvocato Uselli che ieri ha accompagnato l’uomo in Certosa. Le indagini dei carabinieri del Nucleo investigativo e della compagnia di Borgo Panigale sono coordinate dal pm Manuela Cavallo. Il custode di Villa Gessa, al momento, è indagato per omicidio preterintenzionale, ma il capo di imputazione potrebbe cambiare in base agli esiti della perizia balistica, affidata alla superconsulente della procura Raffaella Sorropago. I militari dell’Arma stanno portando avanti le indagini su un doppio binario: da un lato, stanno lavorando per chiarire le circostanze in cui Natalini ha sparato, per capire se sussista (o meno) l’ipotesi della legittima difesa; dall’altro, stanno indagando per risalire all’identità degli altri componenti della banda di cui faceva parte Georgian Ene, che nella notte tra il 4 e il 5 dicembre scorsi, soltanto a Bazzano, in un fazzoletto di case tra via Ghiarino e via Cassola, hanno messo a segno in tre ore sei colpi. Compreso quello fatale per il trentaduenne, colpito da un proiettile alla schiena, all’altezza della scapola. Una manciata di passi prima della morte.

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