Bologna, racket pompe funebri. Sequestrati 440mila euro, Rolex e gioielli

In pieno centro la base dell'organizzazione, ecco il bilancio delle perquisizioni dei carabinieri. Il sospetto è che i monili siano stati rubati ai morti

Racket pompe funebri a Bologna, maxi sequestro di denaro

Racket pompe funebri a Bologna, maxi sequestro di denaro

Bologna, 18 gennaio 2019 - Spuntano nuovi particolari sulla 'banda delle salme', che si arricchiva con le mazzette sui morti a Bologna operando tra il Sant'Orsola e l'ospedale Maggiore (foto): la base dell'organizzazione, in pieno centro, e il dettaglio e l'entità dei sequestri alle due distinte associazioni a delinquere che i carabinieri del Nucleo operativo della compagnia Bologna Centro e del Nucleo investigativo provinciale hanno decapitato ieri.

AGGIORNAMENTO Il tesoro sequestrato, nuove intercettazioni

La maxi operazione 'Mondo sepolto' ha visto impegnati  330 militari dell'arma nell'esecuzione di 30 misure cautelari (9 in carcere, 18 ai domiciliari, tre divieti di esercizio d'impresa) e poi in perquisizioni e sequestri di beni per 13 milioni di euro.

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Sono stati colpiti ben sei assetti societari, con il complesso dei beni mobili ed immobili riconducibili (35 unità locali e 75 mezzi), come parte dei patrimoni degli indagati stimando profitti realizzati pari a 145.000 euro. 

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Il 'bunker'. Un anonimo palazzo vicino alla centralissima via Ugo Bassi, in vicolo Ghirlanda, era la base logistica dell'associazione per le attività contabili illecite, dove di fatto venivano contati i soldi,  prescelto dai vertici del consorzio Cif (Consorzio Imprese Funebri), uno dei due principali smantellati (l'altro è il Consorzio Rip Service, ndr).

In ogni caso, gli arrestati in generale evitavano di recarsi in zona, preferendo affidarsi alla raccolta 'porta a porta', si legge in una nota dell'Arma, a cura di Patrizia Bertagni, la 62enne al centro della rete Cif, quasi sempre a piedi o con i mezzi pubblici. Sul posto, la donna ed una sua fidata collaboratrice gestivano autonomamente le somme settimanalmente raccolte, "ingentissime", tra le ditte consorziate, frutto del 'nero' realizzato tramite le mancate fatturazioni funebri. Questa, dunque, era l'essenza della contabilità parallela, "in continuo movimento", che era stata messa in piedi. 

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Il contante sequestrato. Tra i nomi indicati, a Giancarlo Armaroli e Massimo Benetti, i vertici dei due consorzi, sono affiancate le somme di 4.000 e 2.600 euro, ma spuntano qua e là quantità maggiori ("212.000 euro a Lorenzo Lelli"). Oltre ai documenti sulla contabilità  parallela, in ogni caso, nel bunker sono spuntati 112.000 euro in contanti, pronti per essere riciclati e immessi di nuovo in circolo. A conti fatti, la perquisizione ha consentito di sequestrare complessivamente, nonostante i tentativi degli indagati di nascondere tutto in mobili e vani, 440.000 euro in contanti nonché altri 55.000 in Rolex (12 orologi trovati nella casa della figlia di Armaroli) e altro materiale (tra oro, monili ed altri beni) tuttora in via di quantificazione e qualificazione Secondo quanto ipotizzano gli investigatori, i monili potrebbero essere stati rubati ai morti.

Le intercettazioni ambientali, inoltre, hanno consentito di registrare decine di episodi 'sensibili' di fronte alle due camere mortuarie (video). Innumerevoli, evidenziano gli inquirenti, sono stati gli episodi censiti sulle consegne di liquidi da parte di titolari ed addetti delle imprese ai loro referenti di base, con cifre variabili tra i 200 ed i 350 euro ("...lo sai che quando posso ti do di piu'!...", è un altro dei passaggi che spiccano dalle intercettazioni), tanto 'in chiaro' (magari passando le banconote brevi manu o infilandole sotto un passacarte) quanto con le buste predisposte (che poi gli stessi incaricati pubblici provvedevano a dividere tra loro). 

 

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