NICOLO MORICCI
Cronaca

Due ragazzi gay a Bologna: "Derisi e insultati sul bus, abbiamo avuto paura"

"I bulli erano sei o sette, forse ventenni. L’autista ha detto che li conosce. Noi non avevamo fatto nulla per attirare l’attenzione e non abbiamo reagito". L’aggressione verbale è durata per l’intero viaggio, circa quindici minuti

Bologna, 12 giugno 2023 – Insultati perché gay: interminabili minuti di paura, sabato sera, per una coppia di ragazzi omosessuali che vive a Bologna. È accaduto sull’autobus della linea 29, che conduce dal quartiere Navile al centro cittadino. Qui, a bordo del mezzo pubblico, davanti ad altri passeggeri, i due sono stati derisi e insultati.

A ripercorrere la vicenda è Francesco (nome di fantasia, ndr). Originario di San Benedetto del Tronto, in provincia di Ascoli Piceno, racconta ancora sotto choc: "Erano circa le 22.40 quando io e il mio coinquilino siamo usciti di casa per prendere la navetta e raggiungere la città. Una volta saliti, siamo rimasti in piedi al centro del mezzo. A un certo punto, alle nostre spalle abbiamo cominciato a sentire una raffica di insulti omofobi, come ric***ione e f****o. Il gruppo di ragazzetti, poco più piccoli di noi (quindi sui 18-20 anni), ci ha insultato per tutta la durata del viaggio, circa 10 o 15 minuti. Noi abbiamo provato ad ignorarli, erano in 6 o 7: sia io sia il mio coinquilino abbiamo continuato a parlare come se niente fosse – continua Francesco –. Non volevamo dare loro modo di reagire in maniera più violenta. E se avessero avuto un coltello? Insomma, volevamo evitare che la situazione degenerasse. Credo che questo fosse l’intento anche di due ragazze che si trovavano già sul bus. Neanche loro hanno fatto nulla, ma non le biasimo: spero solo che se la situazione si fosse fatta più seria, allora sarebbero intervenute".

Gli insulti omofobi a bordo dell’autobus non si fermano. Sono circa le 23, è buio, e quel gruppetto seduto in fondo si mostra spavaldo e prevaricatore, anche se non cerca il contatto fisico coi due ragazzi: "Non facevamo nulla di strano – spiega Francesco – Io ero vestito con un completo in ecopelle nero e sotto avevo una canotta. Il mio amico indossava pantaloni con toppe marroni e camicia beige".

D’un tratto, la navetta si ferma e i bulli si alzano. "Fanno per scendere, ci passano davanti con aria di sfida, continuando ad insultarci. Uno della comitiva mi urta, provando a far cadere il cellulare che tenevo in mano". Il telefono, dalle mani di Francesco, non cadrà, ma il gruppo scenderà comunque dal bus. Una volta in strada, ecco qualcuno girarsi e rivolgere un dito medio ai due ventenni, ancora a bordo.

"Se abbiamo avuto paura? Sì, è la prima volta che mi capita. È stata una cosa abbastanza plateale. A San Benedetto successe un episodio analogo: delle ragazze mi diedero del fr***o. L’autista del bus, sabato, prima che scendessimo, ci ha rassicurato dicendo di aver sentito tutto, che quei ragazzi li conosceva. ‘Se dovesse accadere di nuovo – ha detto – me lo dite, fermo il bus e chiamiamo la polizia’. Ma cosa potrebbe accadere in attesa del 113, su un bus, insieme ai tuoi aggressori?".

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