
Riccardo Balli
Bologna, 17 giugno 2021 - Quarantotto anni, bolognese doc, ha fondato la sua etichetta discografica Sonic Belligeranza all’inizio degli anni Duemila, quando era attivo artisticamente al Link Project di via Fioravanti. Allora il centro sociale che rappresentava un’innovazione della categoria in tutta Italia, era un misto di damsiani e di liberi tiratori e Riccardo Balli era tra questi, perché lui si era laureato in filosofia. Però i suoi migliori amici di serate tra musica e video erano i Lardz, che poi sono diventati Apparati Effimeri (Federico Bigi, Marco Grassivaro e Stefania Reccia), con cui Balli sta collaborando a DAMSDebord , un progetto di mappatura dedicato alla filosofia situazionista di Debord, con i loro contenuti visivi originali per sognatori non convenzionali. Le architetture diventano schermi viventi, come accadrà sulla facciata del DAMSLab, una delle tre sedi del Dipartimento delle Arti dell’Università in piazzetta Pasolini. Il mapping si potrà vedere fino a domenica dalle 22.30.
Riccardo Balli, «galeotto» fu Debord tra lei e gli Apparati?
"Lo è stato per generazioni di artisti, perché il papà del situazionismo, uno dei filosofi, sociologi e cineasti più importanti del Novecento, autore del celebre testo La società dello spettacolo , di ’vittime’ ne ha fatte tante. In particolare io e gli Apparati, allora Lardz, loro studenti del Dams e io di Filosofia, indirizzo Esetica, abbiamo iniziato a collaborare perché come dj e fondatore della label Sonic Belligeranza, avevo bisogno di visual, di proiezioni video. Loro mi montavano dei break-core, come un Blob di Rai Tre, centomila volte più veloce. Ora sono loro che mi hanno chiamato per creare il suono della loro installazione voluta per i 50 anni del Dams ed è come se avessi ricevuto anch’io la laurea ad honorem da questo mitico corso".
Lei non ha fatto il Dams, ma è un ’prodotto artistico’ di una Bologna creativa che al corso di laurea deve tanto. Quali sono stati per lei gli anni d’oro?
"Di certo gli anni Novanta, succedevano tante cose e poi io ho avuto la fortuna di vivere attivamente il Link di via Fioravanti, da dove sono uscite tante idee e tanti progetti, dove molte persone hanno imparato un lavoro. Però non sono nostalgico, credo che quell’ambiente sia stato una forza propulsiva che ancora ci accompagna nel futuro. E’ sempre là che vogliamo andare".
Che musica ha composto per l’installazione? "La situazione musicale, e insisto sulla parola ‘situazione’, deriva da un mio lavoro specifico che è legato a questa idea del Situazionismo sulle rotelle".
Concetto da vertigine. "Mi spiego. La colonna sonora utilizza dei suoni skateboard, quindi musica concreta. All’interno del Situazionismo si parla di derive che i situazionisti mettevano in atto, vagando di notte nella città, senza una meta, con dei walkie talkie. Questo schema è lo stesso che usano gli skater per girare e se un corrimano serve solitamente per appoggiarsi e fare le scale, loro lo usano per appoggiarsi con la tavola, fare un’evoluzione e atterrare, sovvertire la realtà. Il mondo dello skate non ama la teoria, ma il parallelismo l’ho usato per fare musica, microfonando gli skateboard che scivolano su diverse strutture".

