Bologna, moglie e marito ristoratori arrestati per bancarotta fraudolenta

Sequestrato dalla Finanza un noto ristorante nei pressi dell’aeroporto. In quattro anni aveva accumulato un passivo di oltre 750mila euro verso l’erario

L'operazione è stata condotta dalla Guardia di finanza

L'operazione è stata condotta dalla Guardia di finanza

Bologna, 3 giugno 2020 – Arresti domiciliari per una coppia di imprenditori, entrambi residenti in città e amministratori di una società bolognese operante nel settore della ristorazione. A eseguire l’ordinanza del Giudice per le indagini preliminari Francesca Zavaglia sono stati i militari della Guardia di Finanza di Bologna che contestualmente hanno sequestrato preventivamente quote societarie e dell’azienda-ristorante. I due sono infatti responsabili dei reati di bancarotta fraudolenta e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte.

Le indagini eseguite dal nucleo di polizia economico finanziaria di Bologna, sotto la direzione della Procura, nella persona del procuratore aggiunto Morena Plazzi, hanno avuto origine dall’approfondimento delle vicende relativo "al fallimento di una delle società che gestiva un noto ristorante, che fino a pochi mesi fa aveva sede nei pressi dell’aeroporto Marconi di Bologna. Indagini che hanno permesso di fare luce su un più ampio disegno criminoso, posto in essere dai due coniugi titolari dell’azienda”, ricostruiscono le Fiamme gialle.

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Nello specifico, il sistema consisteva "nella gestione del ristorante attraverso differenti schermi societari che si sono succeduti nel tempo e che si autofinanziavano non attraverso il ricorso al credito bancario o al finanziamento dei soci, ma bensì tramite la sistematica omissione del pagamento degli oneri fiscali e previdenziali per essere poi portati al fallimento senza fermare l’esercizio dell’attività di ristorazione che veniva affidata ad una nuova società di gestione", spiegano dalla Finanza. In particolare, le indagini hanno svelato come la struttura societaria fosse stata sin dall’origine ideata e realizzata in funzione della realizzazione del piano criminale, separando, attraverso la stipula di contratti di affitto d’azienda, la gestione del ristorante, ad opera di società operative che accumulavano debiti erariali, dalla proprietà, risultata in capo ad un altro soggetto economico sempre riconducibile agli stessi coniugi.

Secondo quanto appurato dalla Finanza, tale separazione rendeva di fatto inattaccabile l’azienda stessa dalle lecite pretese dei creditori per i debiti contratti nell’ambito della gestione. In questo modo, in quattro anni di gestione del ristorante era stato accumulato verso l’Erario dalla società fallita un passivo di oltre 750mila euro.

I coniugi comunque, come emerso dalle ricostruzioni operate dalle fiamme gialle, non erano nuovi al suddetto meccanismo, avendo nel passato posto in essere analoghe condotte nella gestione di aziende operanti sempre nel settore della ristorazione, bar e mense accumulando, in circa 18 anni di attività attraverso 8 società (di cui 6 dichiarate fallite), debiti verso l’Erario per circa 6,7 milioni di euro.  

 

 

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