Smart working per i dipendenti del Comune di Bologna, i sindacati: "Serve nuovo incontro"

Le sigle insistono per il ritorno del lavoro agile a un giorno a settimana. E il centrodestra solleva il tema dei buoni pasto anche per chi non è in presenza

Lo smart working permette di lavorare da una postazione remota

Lo smart working permette di lavorare da una postazione remota

Bologna, 2 maggio 2022 - Mentre in tutta Italia cade l'obbligo di mascherina e di green pass sul luogo di lavoro, ancora è partita aperta in Municipio sulla quota di smart working. Dopo la decisione di ritornare alla formula con un giorno per settimana, il sindaco Matteo Lepore aveva annunciato l'aggiunta di ulteriori 10 giorni all'anno, ma per i sindacati il provvedimento non è affatto risolutivo.  "Non c'è stata alcuna apertura in tal senso. Noi - commenta in commissione Loredana Costa della Uil - chiedevamo che in attesa del rinnovo del contratto, che disciplinerà una serie di ulteriori declinazioni dello smart working, di mantenere le due giornate. Chiederemo un nuovo incontro per fare un'analisi più approfondita e andare incontro alle esigenze dei lavoratori".

Marco Iacono della Cgil aggiunge: "Sarebbe fondamentale un percorso di partecipazione e condivisione, ma questa non può limitarsi alla comunicazione di una decisione assunta bensì dovrebbe vedere un tavolo di partecipazione". Lasciando per un attimo da parte il mondo sindacale, il tema resta aperto anche in seno alla maggioranza. "E' fondamentale valutare che l'ente ha fabbisogni estremamente diversi", dice Simona Larghetti (Coalizione civica). Per Marco Piazza (M5s) "sarebbe più opportuno lasciare più libertà ai singoli settori in base a quanto lo smart working  possa effettivamente aumentare l'efficienza e perseguire gli obiettivi. Tornare allo stato precedente alla pandemia mi sembra si possa interpretare come un non tenere conto dell'esperienza di questi due anni".

L'opposisione: "Buoni pasto anche a chi è in smart working"

Dai banchi del centrodestra si solleva il tema dei buoni basto. Secondo qualcuno dovrebbero essere garantiti anche a chi lavora in smart working, che vuol dire non per forza da casa. "Alcune banche riconoscono il buon pasto perchè lo smart working, a differenza del telelavoro, non deve avvenire necessariamente da una postazione fissa a casa ma anche da un luogo estraneo" afferma Marta Evangelisti (Fdi). Un punto su cui insiste anche Francesca Scarano (Lega): "La normativa afferma il principio secondo cui il lavoratore che svolge le proprie mansioni in modo agile ha il diritto ad un trattamento economico e normativo non inferiore a quello spettante a chi svolge le proprie mansioni esclusivamente in presenza".

Arriva poi la spiegazione del Comune: "Il buono pasto l'amministrazione non lo riconosce da tanti anni al personale in telelavoro e ha deciso di non riconoscerlo nemmeno per il lavoro agile", spiega Luisa Bertoluzza dell'area Personale: "Di fatto la giurisprudenza consolidata nel tempo ha escluso una lettura retributiva del buono pasto, che è uno strumento fornito dalla contrattazione collettiva con cui l'amministrazione può decidere se sostituire servizio di mensa".

 

 

 

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