
Alcune ’doppiette’ durante una battuta di caccia in una foto d’archivio. La vicenda è accaduta a Savigno
Bologna, 12 settembre 2024 – Con il suo fucile da caccia, ha sparato agli scuri della finestra di un vicino, con cui da qualche tempo era in lite dato che quest’ultimo si era lamentato di quei due cacciatori che spesso, nei fine settimana, sparavano ai fagiani poco distante dalla sua abitazione, a Savigno, Valsamoggia. Al punto da aizzare loro contro i suoi due maremmani. E scatenare il caos che ha portato i due cacciatori, entrambi della provincia di Bologna e di 82 e 76 anni, in tribunale.
Uno di loro, il settantaseienne, è stato condannato a tre mesi di reclusione e 300 euro di multa, per minacce gravi ed esplosioni pericolose, per avere appunto sparato contro gli scuri dell’abitazione della parte civile; l’altro cacciatore, che era sul posto, ma distante qualche decina di metri dal compagno e non avrebbe esploso colpi, è stato assolto. I due cacciatori erano difesi rispettivamente dagli avvocati Franco Bonsanto e Stefano Bordoni; la parte civile era rappresentata dall’avvocato Roberto D’Errico.
Andiamo con ordine. I fatti risalgono al 12 ottobre 2019. Quando, stando al racconto delle parti, di buon mattino la parte offesa si sarebbe accorta dell’arrivo dei due cacciatori, con i rispettivi cani da caccia, avvicinarsi al boschetto a pochi passi da casa sua per cacciare fagiani. Tra i tre c’erano già state discussioni in merito. Vedendoli arrivare, dunque, il residente ha liberato i propri maremmani, che hanno inseguito uno dei due cacciatori, il 76enne, mentre l’altro si inoltrava nel boschetto una trentina di metri più in là, perdendo di vista il ’collega’. Poco più a valle, i maremmani avrebbero raggiunto il cane da caccia del 76enne, e questi, per allontanarli, ha sparato alcuni colpi in aria. Dopo di che, stando alle ricostruzioni dell’accusa, è tornato indietro, verso la casa del proprietario degli animali. Una volta giunto davanti alla casa, avrebbe sparato quattro colpi, di cui uno si sarebbe appunto conficcato nello scuro della finestra aperta. Terrorizzando il vicino che era all’interno. Altri tre colpi avrebbero centrato un albero di noce lì accanto.
Alla fine, il cacciatore è stato condannato, nonostante il suo avvocato Bonsanto abbia sostenuto in aula come il foro rilevato nella persiana fosse troppo largo per essere riconducibile a un pallino da caccia al fagiano e che forse era precedente. Una versione che evidentemente non ha convinto il giudice, che ha ritenuto il settantaseienne colpevole. Assolto invece l’altro che era con lui, difeso dall’avvocato Bordoni: "Sono molto soddisfatto – dice l’avvocato – perché l’ingiusto coinvolgimento del mio assistito è stato smentita dall’istruttoria". Soddisfatto l’avvocato di parte civile Roberto D’Errico: "La caccia è legittima, anche se personalmente sono contrario, ma va fatta dove si può e garantendo l’incolumità degli altri".