CHIARA CARAVELLI
Cronaca

La storia della torre Garisenda di Bologna, ora a rischio

Fu costruita tra la fine del del XI e l’inizio del XII secolo dalla famiglia Garisendi. Simbolo della città insieme alla vicina Torre degli Asinelli, venne citata anche da Dante Alighieri nella Divina Commedia

Bologna, 23 ottobre 2023 – Costruita tra la fine del XI e l’inizio del XII secolo dalla famiglia Garisendi, la Torre della Garisenda, tra via San Vitale e Strada Maggiore, è uno dei simboli di Bologna insieme alla vicina Torre degli Asinelli.

In origine era alta circa 60 metri, ma per il rischio crollo, oggi più che mai reale, venne abbassata a 48 nella seconda metà del XIV secolo: per questo motivo è conosciuta anche come torre mozza.

La pendenza, di circa 4 gradi, è dovuta a un cedimento del terreno durante la sua costruzione. Dopo alterne vicende, nel XV secolo la torre fu acquistata dalla Società dei Drappieri, che avevano la loro sede proprio di fronte (Palazzo degli Strazzaroli) e che nella piazza antistante tenevano mercato. Alla base della torre vennero poi costruiti altri edifici a servizio dei venditori e anche una chiesetta intitolata a Santa Maria delle Grazie.

La torre Garisenda è stata costruita tra la fine del XI e l’inizio del XII secolo (foto Dire)
La torre Garisenda è stata costruita tra la fine del XI e l’inizio del XII secolo (foto Dire)

Nel 1804, durante il periodo napoleonico, la proprietà della torre venne acquisita dalla famiglia Ranuzzi.

Per vie ereditarie arrivò poi ai Malvezzi Campeggi che, un secolo dopo, il 27 agosto 1904, la vendettero al barone Raimondo Franchetti.

Il nuovo proprietario, con atto di grande magnanimità la donò al Comune di Bologna, che si impegnò a curarne la manutenzione.

La Garisenda ebbe un’ampia risonanza letteraria, tanto da essere citata per ben due volte da Dante Alighieri, prima nel ‘sonetto sulla Garisenda’ del 1287, poi nei celebri versi della Divina Commedia. In quest’ultimo caso, la torre venne paragonata al gigante Anteo, il figlio di Poseidone, che per favorire il Sommo Poeta e Virgilio si piegò verso i due, sollevandoli, per permettere loro raggiungere la ghiaccia di Cocito nel trentunesimo canto dell’Inferno: ‘Qual pare a riguardar la Carisenda / sotto ‘l chinato, quando un nuvol vada / sovr’essa sì ched ella incontro penda; / tal parve Anteo a me che stava a bada / di vederlo chinare, e fu tal ora / ch’ i’ avrei voluto ir per altra strada’.

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