LUCA ORSI
Cronaca

Tassa sui defunti a Bologna, una babele: "Garantisce servizi essenziali". Ma ciascun Comune fa da sé

Il diritto fisso sul trasporto delle salme può variare da un’amministrazione a un’altra. Spiega Palazzo d’Accursio: "Così si mantiene la gratuità dell’obitorio e di altre attività"

Tassa sui defunti

Bologna, 2 febbraio 2023 – Il linguaggio asettico del legislatore lo definisce "diritto fisso". Un Decreto del presidente della Repubblica – DPR 285 del 1990 – lo prevede "ove sia richiesto il trasporto di cadaveri da comune ad altro comune".

Volgarmente definita ‘Tassa sulla morte’, può essere applicata (o meno) a discrezione di ciascuna amministrazione. Che, entro certi limiti, è libero di determinarne l’importo.

A Bologna, per esempio, la tariffa ammonta a 112,63 euro in caso di trasferimento di una salma nel territorio comunale; e 187,69 per trasferimenti da e per altri comuni.

In altri comuni – per esempio San Lazzaro, Zola Predosa, Castel Maggiore, Pianoro e Ozzano – la tassa non viene applicata. C’è chi richiede solo il pagamento di un’imposta di bollo. E chi invece applica tariffe diverse.

Le variabili, quindi, in mancanza di una norma che uniformi il tariffario, sono tante. Anche all’interno del territorio della stessa Città metropolitana. E chi deve trasportare la salma di un proprio caro da una città all’altra può trovarsi di fronte a una babele di balzelli, spesso inattesi e non ben comprensibili.

Il caso è stato sollevato due giorni fa da Vitaliano Tugnoli, professore associato di Biochimica all’Unibo. Che, ritenendo "ignobile, vergognosa e immorale" la tassa richiesta dal Comune di Bologna per l’uscita della salma della madre dal territorio comunale, si è rivolto al presidente della Repubblica.

Il Capo dello Stato, si legge nella risposta del Quirinale, "non può adottare specifiche misure, non potendo interferire sull’esercizio di competenze assegnate ad altri organi dello Stato. Ad ogni modo, e in considerazione della delicatezza della questione da Lei sollevata, la Sua nota è stata sottoposta all’attenzione del Ministero dell’economia e delle finanze per le valutazioni di competenza".

Ma a che cosa serve questa tassa, che da alcuni viene vista come un’odiosa gabella di sapore medievale? Da Palazzo d’Accursio fanno sapere che "i cosiddetti ‘diritti fissi’ sono contributi che il Comune richiede, in base ad una norma degli anni ’90, per ogni trasporto funebre che si svolge all’interno del territorio comunale, in entrata o in uscita dallo stesso".

Con il pagamento di questo contributo il Comune, direttamente o attraverso soggetti controllati, come Bologna Servizi Cimiteriali, "può garantire gratuitamente una serie di servizi essenziali che sono funzionali al trasporto stesso, come ad esempio la gestione dell’obitorio comunale, o la gestione di tutti quei rapporti, e le relative pratiche, che si rendono necessari dopo un decesso".

Rapporti che, spiegano ancora dal Comune, "possono coinvolgere diversi soggetti, come altri Comuni, la medicina legale, la procura, l’aeroporto, i consolati, oltre che le agenzie funebri che si occupano dell’organizzazione del funerale e dei trasferimenti dei defunti".

Nella tariffa sono, quindi, ricomprese "tutte quelle attività sul piano formale e amministrativo che garantiscono servizi essenziali ai cittadini, compresa la ricerca dei congiunti in vita e le spese funerarie, qualora questi non vengano rintracciati o non possano sostenere i costi delle esequie delle persone che sono mancate".

Ciclicamente la questione della tassa sui defunti torna alla ribalta della cronaca. Nell’aprile del 2016, il consiglio comunale ne votava, all’unanimità, l’abolizione. Ma, come testimoniano le proteste di cittadini già l’anno dopo, fino al professor Tugnoli due giorni fa, la decisione presa quasi sette anni fa dal consiglio è rimasta, è il caso di dirlo, lettera morta.