
di Amalia Apicella
Non accettava di fare la fila al check-in dell’aeroporto.
"La reazione del passeggero ha avuto un crescendo, con offese dirette verso la mia persona. C’è stata un’escalation tale che in quel momento avrebbe potuto fare qualsiasi cosa".
A raccontarlo è l’operatrice aeroportuale Elena Capitani della Fit-Cisl. "Abbiamo chiamato la polizia per spostarlo, se avesse continuato sarebbe stato un pericolo per me e per i miei colleghi, oltre che per i passeggeri in fila o sull’aereo".
Non è un caso isolato, negli ultimi anni si è registrata una crescita di aggressioni all’interno degli scali. Da ottobre a gennaio sono stati 22 gli episodi di violenza verbale registrati al Marconi nei confronti dei lavoratori. E, di questi, tre sono degenerati in aggressione fisica. Il 67% delle violenze sono legate a restrizioni e procedure Covid, il 20% al rifiuto d’imbarco per il ritardo del passeggero o al pagamento extra al gate per la mancata registrazione del bagaglio.
"L’introduzione di un Daspo sarebbe un sogno", aggiunge Capitani. Ma un passo avanti è stato fatto con l’integrazione al protocollo di sito per il Marconi, siglato da Comune, Città metropolitana, aeroporto e Filt-Cgil, Fit-Cisl, Uil Trasporti e Ugl-Ta. Primo in Europa, il Marconi ha un sistema strutturato e coordinato di segnalazione di episodi di violenza e successivo intervento delle forze dell’ordine, attivo da aprile.
"Qualsiasi operatore aeroportuale – spiega Marco Verga, direttore del personale di aeroporto –, quando vede situazioni particolarmente difficili, può chiamare direttamente la Control Room Security dell’aeroporto che, dopo avere registrato la chiamata sul software, allerta la pattuglia più vicina all’area della segnalazione, affinché possa intervenire prontamente e sedare situazioni pericolose".