Festini Villa Inferno, altre 15 persone nel mirino dei pm

Tremano manager e volti noti. C'erano anche chat di gruppo dove venivano scambiate le foto osè della ragazzina

La ragazzina: "Ero ingenua e vulnerabile" (foto d'archivio)

La ragazzina: "Ero ingenua e vulnerabile" (foto d'archivio)

Bologna, 4 settembre 2020 - Altre quindici. Tante (ma forse anche di più) sono le persone nel mirino di pm e carabinieri dell’inchiesta di Villa Inferno‘ sul presunto giro di festini a base di orge e cocaina denunciato da una ragazza che vi sarebbe stata coinvolta quando era ancora minorenne, e che sarebbe avvenuto nella villa così soprannominata, sui colli di Pianoro (foto). Una rete che si allarga, anche se formalmente al momento nessuno è ancora stato iscritto sul registro degli indagati. Mentre l’inchiesta – coordinata dal sostituto procuratore Stefano Dambruoso e portata avanti dai militari della Compagnia Bologna centro – prosegue a spron battuto, diversi volti noti della ’Bologna bene’ tremano e corrono ai ripari contattando i loro avvocati. Vista la delicatezza della vicenda, c’è il massimo riserbo fra gli inquirenti. 

Nel frattempo, continuano a emergere dettagli sulle dinamiche a sfondo sessuale che hanno portato all’esecuzione di sette misure cautelari (otto quelle inizialmente richieste dal pm), di cui una in carcere – Davide Bacci, 49enne proprietario di Villa Inferno –, due ai domiciliari – Fabrizio Cresi, parrucchiere quarantasettenne, e Luca Cavazza, capo ultras della Virtus ed ex politico leghista di 27 anni – e quattro obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria. 

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Indagini partite dopo la denuncia della madre della giovane di 17 anni, e che si è avviata cercando di «isolare» la ragazzina ponendosi tra lei e gli indagati, con perquisizioni apparentemente indipendenti a casa di questi ultimi, così da arginare lo spaccio di cocaina e bloccare il flusso che conduceva alla minorenne (in questo contesto, per esempio, a fine febbraio Cresi fu denunciato perché trovato in possesso di droga e di denaro contante di cui non sapeva giustificare la provenienza). 

Migration

Al vaglio dell’accusa, ci sono poi le chat presenti nel telefonino della ragazza, affidate dalla Procura al consulente tecnico Michele Ferrazzano. Qui comparirebbero foto osé, alcune delle quali ‘provocanti’ più che pornografiche, della ragazzina; talvolta è sola, altre volte è in compagnia di altre ragazze in abiti succinti o di uomini. 

Fotografie che sarebbero poi comparse e girate anche in chat di gruppo su WhatsApp, in alcune delle quali, tra i partecipanti, ci sarebbero stati sia la giovane vittima sia alcuni degli odierni indagati; immagini a cui seguono frasi triviali e battute, che non sembrano però apparire aggressive o violente nei confronti della minorenne. Sondati naturalmente anche i messaggini che la giovane riceveva o scambiava privatamente con gli uomini nel mirino dell’inchiesta. Non solo: le indagini (video) stanno cercando di approfondire anche l’eventuale presenza, ai festini, di altre ragazze minorenni. Nessuna pista, in questo senso, viene trascurata. 

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